Nel bosco. Foto ©Marco Baracco

A volte mi chiedo se e perché ci siano periodi in cui riesco a seguire l’ispirazione ed altri invece dove non trovo lo spunto per scattare qualche immagine significativa. È l’altalena di alti e bassi della vita, potrei dire filosoficamente, senza cercare qualche aggiunta di riflessione in più. Se però analizzo la mia esperienza, nel tempo ho notato che ci sono momenti in cui è un singolo – e inaspettato – raggio di luce a dare la scintilla, a scatenare un flusso di sensazioni: il segnale parte dall’istante visivo e trasmette l’energia sino a muovere le mani a posarsi sulla macchina fotografica, accompagnando l’occhio verso il mirino. Come mai?

In attesa. Foto ©Marco Baracco

Semplificando, il flusso parte dal momento di luce, che ha tre aspetti sequenziali. Sentire: percepire interiormente qualità e intensità. Capire: rendere la percezione consapevole. Interpretare: gestire il flusso in termini di creatività. Seguendo queste facili linee guida riesco ad applicarmi, cercando di andare oltre i limiti tecnici – per evitare che siano una trappola – stando anche lontano da norme prefissate. Se sorge un dubbio, c’è sempre un altro modo per comporre la fotografia; per esempio variando la distribuzione degli elementi nel quadro,

La rotta. Foto ©Marco Baracco

oppure sperimentando un nuovo punto di vista. In ogni caso il focus è la costruzione di un messaggio. Di qualsiasi genere possa essere, è il Sé che si esprime spontaneamente.

Potrei fermarmi qui. A volte però, soprattutto quando osservo le immagini di grandi autori, si risveglia l’urgenza di comunicare, la spinta interiore a condividere le emozioni, affidando il messaggio alla ricerca di nuove situazioni di luce.

E qui ritorno a sostenere che non è necessario avere una rotta tracciata: spesso, navigare a vista è il metodo più corretto per seguire l’ispirazione e lasciarle compiere interiormente il lavoro che ha scelto per me.

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