[oblo_image id=”1″] Stavolta è stato davvero l’ultimo chilometro, anche se il traguardo era ancora lontano. A metà gara, quando la maratona “vera” comincia, Stefano Baldini ha alzato bandiera bianca. Troppo caldo, troppa umidità e soprattutto troppi anni. Essere un campione ti aiuta a dare il meglio nelle occasioni più importanti, ma se le gambe sono vuote c’è poco da fare. E così a Barcellona cala il sipario sulla carriera del maratoneta che ha dato lustro per quindici anni alla nostra atletica vincendo anche le sfide apparentemente impossibili. Lo ha confermato il trionfatore di questi Europei, lo svizzero Viktor Rothlin: “Oggi è un giorno triste perché si chiude la carriera di un fuoriclasse che ha insegnato a tutti come anche un maratoneta di pelle bianca potesse vincere contro gli africani in una gara di fondo”. Già, perché in una bacheca da favola, l’oro di Atene 2004 risplende sempre di una luce speciale. Immagini consegnate alla storia: sulle strade dove era cominciata la storia della maratona, un italiano si prendeva il lusso di entrare nel Panathinaiko, un’opera d’arte più che uno stadio. Marmo bianco, con riflessi dorati, gremito da migliaia di spettatori che omaggiavano il nuovo conquistatore. Chissà cosa ha provato Stefano Baldini percorrendo quell’ultimo chilometro che ne nascondeva decine di migliaia spesi lontano da casa tra gli altipiani della Namibia, i monti di Livigno o le pianure emiliane dove è di casa. Chissà se ha ripensato a quelle sensazioni, trascinandosi negli ultimi metri prima di ritirarsi in quella che sapeva sarebbe stata la sua ultima gara. Per fortuna i chilometri passano, le emozioni no. E per quello che ha dato all’atletica, il ringraziamento di chi oggi ha vinto – lo svizzero Viktor Rothlin – è anche il nostro.

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