Grande successo del giovane talento napoletano Francesco La Barbera con “Le Isole dell’Estate”, il cui titolo è tratto da un famoso libro fantasy e il cui titolo identifica quel luogo non “toccato” dall’evolversi delle stagioni. Progetto ultimato e davvero raffinato, a cui l’artista ha lavorato per circa due anni. Scorrendo le tappe della formazione dello stesso, dal liceo alle lauree conseguite, alla Sua attuale attività di ricercatore, è naturale scoprire cosa c’è dietro a questo disco così profondo ma, al tempo stesso, alla portata di tutti, semplice, diretto al cuore della gente; eppure La Barbera ha un’indiscussa esperienza come musicista: autodidatta dall’età di diciassette anni, perfezionatosi con impegno, dedizione ed amore, Lui ricerca nella sua tecnica, fondata sull’improvvisazione, il gusto, inteso come il “cercare di produrre delle cose belle”. Per questo motivo, sperimenta contenuti tecnici interessanti ma anche non necessariamente complessi. Cosa lo spinge a fare musica? Quattro elementi, quali: l’espressione di sé stesso, il desiderio di bellezza – non appagato dalla vita quotidiana – il narcisismo e la generatività come compromesso, ossia il generare qualcosa in cui il compositore possa riconoscersi. Riportando le sue parole sul suono, lui trova certamente più naturale il rumore dello scorrere dell’acqua, infatti esige dei “suoni incontaminati”, Lui ama la musica da camera. La sua prima esibizione risale ad un pub a Pollena Trocchia, paese vesuviano del napoletano, e con un sorriso ricorda quell’assolo di armonica eseguito quasi per gioco. Una frase ci riporta ad un feeling, durante l’intervista, quasi come se con le parole già stesse suonando: “il valore del silenzio della musica” o, come afferma Francesco Spinosa, :”Quando suoni non puoi far finta di essere quello che non sei”. Tralasciando le Sue influenze musicali, le persone con le quali ha collaborato, ricordando che” Le Isole dell’Estate” è un progetto singolare, queste sono le note tecniche: