[oblo_image id=”2″]Come ormai da un po’ di tempo a questa parte, Canal + ha deciso di promuovere un’altra pellicola che affronta un grave fenomeno sociale in Francia: la precarietà dei giovani e il loro reddito basso, che sempre più spesso induce le ragazze a vendere il proprio corpo per mantenersi agli studi.

Nessun film francese finora ha mai parlato con schiettezza della prostituzione studentesca: ecco Student Services cerca proprio di colmare questo gap, esponendo la realtà dei fatti senza dare alcun giudizio in merito.

L’obiettivo che si è prefissata di raggiungere con questo suo ultimo lavoro la regista Emmanuelle Bercot, infatti, non è quello di suggerire una soluzione al problema, quanto rendere partecipi gli spettatori dell’intimità e delle abitudini di vita della protagonista Laura (Deborah Franҫois). Ciò non stupisce più di tanto, se si pensa che la cineasta è famosa per il suo interesse verso la sfera femminile.

L’opera cinematografica fin dall’inizio ci fa capire le ragioni che hanno spinto questa universitaria a scegliere proprio un mestiere del genere di sua spontanea volontà: aveva bisogno di guadagnare subito cifre parecchio alte con un impiego part-time che le lasciasse anche il tempo di studiare. E purtroppo una sola “professione”, a ben pensarci, permette al giorno d’oggi di ottenere tutto ciò: quella appunto della escort.

Come nello stile del romanzo autobiografico da cui è tratta tale triste vicenda realmente accaduta (Mes chères etudes di Laura D.), la cinepresa cerca di soffermarsi il più possibile sulle sensazioni, sui pensieri, sulle reazioni e sulla violenza che l’eroina è costretta a subire dai suoi clienti.

Tutti la sfruttano e se ne infischiano di quello che prova e che la spinge a prostituirsi, a partire dal primo “frequentatore” di Laura, un professore di ginnastica cinquantenne dall’aspetto rassicurante e dai modi gentili di nome Joe (Alain Cauchi), che con il tempo, ahimè, si rivelerà più perverso degli altri.

A causa di questi suoi particolari “impegni lavorativi”, si percepisce anche come Laura debba rinunciare per forza a una vera relazione sentimentale: prima rompe definitivamente con il suo ex Manu (Benjamin Siksou), con cui condivideva un appartamento ma che non l’aiutava minimamente a coprire le spese; a un certo punto, sembra trovare finalmente conforto nelle braccia di Benjamin (Mathieu Demy), al quale confida tutto e che in principio sembra capirla, per poi dileguarsi poiché incapace di sopprimere la sua gelosia.

Il risultato finale al termine delle riprese è stato ottimo soprattutto grazie alla scelta di un cast molto azzeccato, ed in primis dell’attrice-rivelazione Deborah Franҫois. Emmanuelle Bercot ha trovato in lei tutte le caratteristiche che cercava per costruire la sua Laura. La cineasta immaginava appunto questa giovane donna come una studentessa carina, ma non ostentatamente bella e provocante: una ragazza, insomma, che nessuno immaginerebbe mai nel ruolo di prostituta. Deborah è stata bravissima a immedesimarsi nella parte, e soprattutto a far trasparire quanto sia costato a Laura sottomettersi a certe umiliazioni.

Nella realtà  la vera Laura ha voluto raccontare queste brutte esperienze forzate dalle circostanze in un libro per portare allo scoperto il fenomeno della prostituzione studentesca, che in Francia è sempre più  dilagante: sembra che sia di circa il 10% la percentuale delle allieve dedite a questa attività. Si spera che, sulla scia del romanzo, anche il film riesca a rendere ancora più visibile la grave situazione, inducendo soprattutto il Governo a riflettere su di essa.

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