“… è la Nave dei folli, strano battello ubriaco che fila lungo i fiumi della Renania e i fiumi fiamminghi… Si può credere che, in certe città importanti, luoghi di transito e di mercati, i folli fossero condotti dai mercanti e dai marinai in numero molto considerevole e quivi abbandonati, purificando così della loro presenza la città di cui erano originari. È forse accaduto che questi luoghi di “contro-pellegrinaggio” si confondessero con quelli dove al contrario gli insensati erano condotti come pellegrini. Si riunivano così la preoccupazione di guarire e quella di escludere; si rinchiudeva nello spazio sacro del miracolo…” Così si esprimeva Michel Foucault ne Storia della follia nell’età classica.

[oblo_image id=”1″]E la Nave dei Folli approda sul palco del PIM Spazio Scenico di Milano. Personaggi esiliati per la loro diversità soccombono alla disperazione. Personaggi grotteschi segnati dalla loro follia. Vittime dell’emarginazione, prigionieri del viaggio, immobili sulla soglia dell’esilio. Vengono condotti al loro destino con l’inganno: imbarcati con l’illusione di un pellegrinaggio salvifico.

La nave dei folli accoglie corpi-relitti, storie di oltraggi, di umanità ripudiata. Anime sopravvissute a se stesse, personaggi senza più nome in un ambiente senza più nome: brandelli di esistenze appartenute forse ad alcuni ma ormai rifiutate, come si rifiutano oggetti vecchi in cui non ci si riconosce più e che denunciano una parte di sé. Quella parte che è comodo non mostrare e soprattutto non guardare.

[oblo_image id=”2″]I nostri folli aspirano ad aggirarsi nelle nostre menti e sotto la nostra pelle, godono a metterci di fronte ad un dubbio, uno specchio distorto che ci fa domande e che non sa dare risposte. Loro stessi vivono nel continuo dubbio della realtà che li esula a volte esitanti nel credere a se stessi: si sorprendono a fingere, a recitare ruoli o a sentirsene doppi involontari. Sono soli eppure uniti dalla comune solitudine, si tengono per mano, si abbracciano in un amplesso di male comune, ma si fanno anche la guerra, si odiano, si amano e sperano. Sono uomini.

La nostra attenzione non è concentrata sulla follia come stato psichico, ma sulla ritualizzazione scenica dell’esilio che si trasforma lentamente nel rito del ricordo e della disperazione.

Approda quindi a Milano il Teatro di Legno, fondato da Luigi Imperato e Silvana Pirone nel 2002, impegnato in progetti che occupano spazi per lo più non teatrali, collabora sul territorio vesuviano con diverse associazioni ed enti prendendo parte ad eventi culturali. Ha partecipato a festival di teatro e arti di strada come Napoli Strit festival, Mercantia, Castellarte. Con “Il consolo” la sua attività di ricerca approda ad un progetto di messa in scena premiato nel 2005 da Sosta Palmizi con un contributo-borsa di produzione nell’ambito di Junge Hunde ’05. Con lo spettacolo “La parola madre”, Teatro di Legno è stato premiato nell’ambito di Nuove Sensibilità 2007/08, concorso bandito dal Nuovo Teatro Nuovo e Teatro Pubblico Campano.

“La nave dei folli” è giunto alle selezioni nazionali di Premio Scenario 2007 ed è il primo spettacolo di Teatro di Legno in scena a Milano.

Dal 23 al 26 Gennaio 2009, alle ore 21
Teatro di Legno
presenta
La nave dei folli
Regia e drammaturgia: Luigi Imperato e Silvana Pirone
Con Annamaria Palomba, Silvana Pirone, Domenico Santo, Salvatore Veneruso

Advertisement