Nel terzo capitolo della saga di Belle e Sebastien, diretta da Clovis Cornillac e basata sui racconti di Cecile Aubry, ritroviamo sia la cagnetta Belle che l’adolescente Sebastien molto cresciuti: la prima ha avuto tre meravigliosi cuccioli mentre il secondo sta cercando di trovare la propria strada, combattuto tra il desiderio di conoscere nuovi posti nel mondo e il non volersi staccare dal nonno.

Cornillac ha dichiarato di essersi trovato per caso coinvolto nel progetto ma, dopo aver letto la sceneggiatura, di esserne rimasto talmente colpito da non poter rifiutare l’incarico.

Egli quindi, in accordo con la produzione, ha pensato di ispirarsi ai film d’avventura della Disney o a Il richiamo della foresta di Jack London.

Il cineasta inoltre non ha cambiato quasi per niente lo script iniziale di Juliet Sales e Fabien Suarez, ma ha voluto semplicemente sottolineare meglio alcuni concetti chiave, come in primis quello sulla legge. Sebastien, infatti, a causa degli ostacoli che deve affrontare, si rende ben presto conto che quest’ultima non è sinonimo di giustizia. Per non riconsegnare Belle al suo legittimo ma cattivissimo padrone, è costretto pertanto a scappare in un rifugio sperduto sulla vetta di una montagna.

Un altro aspetto caro a Cornillac consiste nella possibilità di vivere l’amore anche a tarda età, come appunto capita nella pellicola al nonno e alla maestra 60enne proprietaria di un altro splendido maremmano, che si scopre essere la madre di Belle.

Non volendo occuparsi solo della regia, Clovis stesso è stato ben felice di ricoprire un ruolo fondamentale come attore interpretando la parte di Joseph, l’ex proprietario di Belle che impersona senza dubbio il male vero e proprio, come nelle fiabe classiche succede con le vecchie streghe o gli orchi. Incontrando questo male Sebastien avrà modo di crescere: non accoltellando Joseph pur avendone l’opportunità a un certo punto, deciderà di stare dalla parte del bene e di non diventare anche lui un cattivo.

Per quanto riguarda la lavorazione sul set, gli addestratori dei cani, Tchéky Karyo (nella parte del nonno) e il piccolo protagonista Felix Bossuet (nel ruolo di Sebastien) sono stati fantastici. Riprendere fra la neve a 2500 metri d’altezza non è stato facile, ma sono state trovate delle soluzioni ottimali anche per rientrare nel budget a disposizione. La presenza degli addestratori qui è stata importantissima poiché i cuccioli, crescendo rapidamente, dovevano essere cambiati spesso. Per interpretare Belle, invece, si sono alternati quattro cani, tre maschi e una femmina.

Si è cercato di rendere il tutto il più realistico possibile, ricorrendo poche volte agli effetti speciali. Essi però sono stati necessari per la scena finale del lago gelato, dal momento che non ne è stato trovato uno adatto.

Utilizzando fra l’altro due telecamere in contemporanea (una per i ritagli ravvicinati e una volante), si è potuto improvvisare maggiormente.

La trilogia (prevista fin dall’inizio delle riprese del primo capitolo) dunque si può dire completata a tutti gli effetti nel migliore dei modi. Ognuno dei tre episodi ha un timbro e stile cinematografico differente, dovuto alla firma di tre registi diversi. Gli incassi al cinema finora sono andati molto bene e quindi le premesse per ottenere un altro successo al botteghino ci sono tutte, ma i produttori comunque vada hanno escluso categoricamente di girare un ulteriore capitolo perché “Tutte le cose belle hanno una fine! Sebastien è già cresciuto abbastanza e ci teniamo che questo personaggio rimanga nell’universo dell’infanzia”.

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