[oblo_image id=”1″] La notizia è arrivata improvvisa, ma appare credibile. La Juve starebbe per chiudere con un blitz l’operazione per rilevare il cartellino di Kevin Kuranyi, a scadenza di contratto con lo Schalke 04. 28 anni,  originario del Brasile ma con affondi ungheresi, discendenze panamensi e passaporto tedesco, ha costruito la sua carriera nella Bundesliga mantenendo una media sempre superiore a 10 reti a stagione. Attaccante di movimento, si è fatto apprezzare per il lavoro sporco per i compagni e per la ricerca continua della sponda. Fisicamente e tecnicamente ricorda Amauri. Una brutta copia di Amauri, se sipuò muovere un appunto. Non esattamente la mossa che si attenderebbero i tifosi bianconeri per ritrovare entusiasmo nel corso di una stagione che rischia fortemente di poter esser archiviata come fallimentare. Se togliamo il velo dell’ipocrisia, non si va molto lontani dalla realtà nell’affermare che come valore assoluto Kuranyi occuperebbe il quinto posto nelle gerarchie dell’attacco. Certo, vedendo l’epidemia che ha colpito le punte della Vecchia Signora in questo campionato, potrebbe risultare utile per evitare di ritrovarsi in emergenza, ma di certo non è l’uomo della Provvidenza. Soprattutto, viene da chiedersi come mai non si parta dalle mosse strategicamente più importanti cercando i pilastri della formazione titolare del futuro preferendo assicurarsi un onesto rincalzo. La risposta al perchè dell’arrivo dell’attaccante dello Schalke è in due semplici parole: parametro zero. Una formula pressochè magica per i piani alti di Corso Galileo Ferraris che nel corso di questi anni hanno ottenuto con le stesse modalità Grygera, Salihamidzic e Mellberg solo per citare i casi più noti. E allora stride ancora di più ricordare che mentre Madama si accontentava di onesti gregari, chi ora domina – almeno in patria – senza spendere un euro si assicurava Pandev, elemento di ben altra caratura.

La sensazione è che si sia imboccata una strada senza via d’uscita. Per vincere bisognerebbe investire e avere idee chiare per comprare giocatori compatibili con un progetto tattico e tecnico trasparente. Ma allo stato attuale, manca sia la volontà di spendere sia un’idea chiara di come muoversi per seguire una linea coerente e lungimirante. Per ridare compattezza e logica alle strategie di mercato bisognerebbe cominciare da una decisione chiara sul nome del prossimo tecnico bianconero: conoscerne moduli e pupilli per poter tempestivamente sondare il terreno alla ricerca degli elementi più congeniali alle sue direttive. La confusione genera flop: Diego e Felipe Melo hanno deluso, mentre persino due elementi dati per desaparecidos come Molinaro e Tiago hanno ritrovato brillantezza e continuità appena abbandonata la nebbia di Vinovo. 

Sbagliare è umano, perseverare è diabolico. Dopo la caduta in serie B, il popolo juventino si arrovellava nell’immaginare quante stagioni ci sarebbero volute per tornare ai vertici. Un paio per i più ottimisti, un lustro per i più cauti. Ma c’è una postilla che, per quanto cruda, non può essere scartata:  non si vince solo per il colore delle maglie, se chi le indossa non è all’altezza. L’attuale dirigenza bianconera dovrebbe interrogarsi sulle cause degli attuali insuccessi chiedendosi se non sia il caso di cambiare strada. O più semplicemente di lasciare il testimone a qualcun altro.

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