[oblo_image id=”3″] “Di una cosa sola al mondo io ho paura, amico mio.. che un giorno il nero inghiotta il rosso”. E’ andato in scena al teatro Elfo Puccini di Milano Rosso, l’ultima “fatica” di Francesco Forgia con protagonista d’eccezione Ferdinando Bruni, condirettore artistico dell’importante teatro meneghino. Si tratta di un testo tratto dalla famosa opera teatrale di Jhoan Logan e che negli Stati Uniti, al Golden Theater di Brodway, ha riscosso molto successo, diventando un caso. Rosso, prende spunto dalla travagliata vita di Markus Rothko, famoso pittore contemporaneo, esponente dell’espressionismo astratto, morto suicida nel 1970, la cui opera e’ stata definita come il frutto delle meditazioni di un anacoreta. La pittura diventa per il grande artista americano, che però non amava catalogazioni ed etichette, un tutt’uno con l’introspezione e con quello che l’anima vuole comunicare. Nei suoi quadri, in cui si rinuncia a qualsiasi tipo di espressione grafica, i colori prendono infatti forma e diventano simbolo dell’emozione e della pulsione vitale. Il colore quindi si trasforma in sinonimo di interiorità e il rosso corrisponde all’archetipo per eccellenza della dimensione più sconosciuta e combattuta dell’anima, quella più vera che dona gioia e dolore. Frongia ambienta la piece nell’atelier dell’artista interpretato da un intenso Bruni, il quale davanti a una tela che si colorerà a poco a poco di rosso, spiega a un giovane e curioso discente, il bravo Alejandro Bruni Ocana, il senso della sua opera. Sul palco quindi va in scena la descrizione di un artista inquieto, combattuto, egocentrico, ma dallo sguardo vivo e attento, che accetta l’incarico, a cui infine rinuncera’, di dipingere le pareti di un famoso ristorante di New York. Tanti gli spunti toccati nella rivisitazone del regista, ma il protagonista indiscusso resta il colore che si trasforma in parola e acquista dimensione poetica, leggerezza e nel contempo pesantezza. Come afferma il pittore: “la pittura è quasi interamente pensiero. Metter il colore sulla tela corrisponde al dieci per cento del lavoro il resto è attesa”. Lo spettacolo, da non perdere, che andrà in scena nella sala Fassbinder del teatro meneghino fino al 4 novembre, ha riscosso il tutto esaurito già a maggio alla sua prima rappresentazione nazionale. Le luci sono curate da Nando Frigerio mentre la fotografia da Luca Piva. Informazioni www.elfo.org