[oblo_image id=”1″] La citta’ di Torino si prepara ad ospitare quella che sara’ la mostra evento dell’anno: Degas, capolavori dal Musée d’Orsay. La rassegna aprira’ le porte agli stimati 180.000 visitatori, di cui 50.000 gia’ prenotati su web e con ogni altro mezzo possibile, ospitera’ da Torino, da ogni parte d’Italia, d’Europa e (si spera) dal mondo, si e’ inaugurata il 18 ottobre nella Palazzina della Società Promotrice delle belle Arti presso il Parco del Valentino (un contesto decisamente stimolante e afferrato nel panorama artistico) e sarà la più importante mostra italiana dedicata all’impressionista francese negli ultimi decenni, forse il periodo migliore che ne ha caratterizzato la sua lunga e affascinante carriera piena di successi. In mostra si potranno ammirare tutti i temi della sua copiosa produzione: l’ambiente familiare, l’esperienza italiana, il mondo parigino degli artisti, della musica e dei caffe’; il paesaggio, i cavalli e le corse, le celeberrime ballerine e il nudo. L’affascinante monografia, abbraccia tutta l’attività di questo strepitoso pittore e si presentera’ al grande pubblico con ottanta capolavori, tra dipinti, disegni e sculture, in prestito dal Musèe d’Orsay di Parigi e durera’ dal 18 ottobre al 27 gennaio 2013.
Come spiegano i numerosissimi ospiti tra cui, oltre alle autorita’ cittadine col Sindaco di Torino Piero Fassino e l’Assessore alla Cultura Maurizio Braccialarghe, spiccano anche il Console francese residente nel capoluogo piemontese e il funzionario dell’Ambasciata francese, ospiti quest’oggi all’inaugurazione, rendendo noto come. Edgar Degas fosse uno dei principali protagonisti della pittura francese della seconda metà dell’Ottocento e pur condividendo gli ideali impressionisti assunse una posizione del tutto autonoma all’interno del movimento, affrontando differenti temi e padroneggiando le più svariate tecniche di realizzazione cosi’ come dimostrano le sue molteplici opere, dai dipinti alle statue, raffiguranti diverse tematiche ma tutte legate da un filo conduttore unico. Questa geniale idea, che si puo’ riproporre come la piu’ importante mostra che l’Italia abbia dedicato negli ultimi decenni ad Edgar Degas, nasce dalla collaborazione tra il Presidente del Musee d’Orsay, Guy Cogeval e il Presidente di Skira, Massimo Vitta Zelman, con l’intento di portare una prestigiosa mostra in una prestigiosa sede italiana alla vigilia del 2013 che sara’ l’anno degli scambi culturali tra Italia e Francia. La curatela della mostra e’ affidata a Xavier Rey, conservatore presso il Musee d’Orsay e grande specialista di Degas.
Edgar Degas celebre pittore francese, tra i protagonisti della stagione artistica impressionista della seconda meta’ dell’Ottocento di cui ha condiviso l’aspirazione ad una pittura piu’ libera e aderente al vero, partecipando a quasi tutte le esposizioni del gruppo, ha assunto tuttavia una posizione del tutto autonoma all’interno del movimento, affrontando differenti temi e padroneggiando le piu’ svariate tecniche di realizzazione. Degas ha attribuito sin dall’inizio grande importanza al disegno,.rivelando nel tempo uno straordinario talento: preferisce fare rapidi schizzi dal vero, che poi riporta su tela o su carta in studio con un’attenta costruzione della composizione definitiva. La sua pittura trascura l’immediatezza degli impressionisti basata sulle sensazioni visive e coglie magistralmente lì’essenza di un momento.
Due straordinari ritratti aprono la mostra: l’Autoritratto del giovane artista (1855) e quello del nonno Hilaire De Gas (1857), che si era trasferito in Italia e da cui il nipote soggiorna per tre anni dall’inizio della sua attivita’. All’esperienza italiana di quegli anni si collega anche l’eccezionale presenza in mostra di Ritratto di Famiglia (La Famiglia Bellelli 1858 – 1869), opera che solo in rarissime occasioni ha lasciato il museo parigino, anche per le sue considerevoli dimensioni (2 x 2.5 metri) .Si tratta di uno dei capolavori piu’ conosciuti ed apprezzati dell’intera opera di Degas, che con fine indagine psicologica indaga i rapporti di questa famiglia italiana. Seguono altri splendidi ritratti di familiari come Marguerite De Gas (1858 – 1860) e Therese Degas (1863); altri ritratti della famiglia amica, come l’olio Giovanna Bellelli (1856) e Ritratto di Giulia Bellelli, incantevole studio a matita ed inchiostro, ambedue opere di prova per il grande quadro citato; uno spettacolare Studio di Mani del 1859 – 1860 e alcuno Studi di Teste , olii o pastelli, copiati da grandi artisti del passato come Della Robbia e Mantegna. Molta dell’attivita’ iniziale di Degas e’ dedicata alla copia dei grandi maestri del passato, tra cui anche Durer, Rembrandt, Goya, mentre tra gli artisti del suo tempo guarda soprattutto ad Ingres.
Ci restituiscono invece il mondo della Parigi del fine Ottocento con i suoi Caffe’ frequentati da artisti, letterati. Musicisti, altre opere straordinarie come L’Orchestra dell’Opera’ (1870) . Lorenzo Pagans e Auguste De Gas (1871 – 1872), Jeantaud, Linet, Laine’ (1871), Donne fuori da un caffe’ la sera (1877), cui seguono capolavori a soggetto femminile come Ritratto di donna con vaso di porcellana (1872), a pedicure (1873), Giovane donna che si annoda il nastro del cappello (1882).
Anche il tema del paesaggio, tra i meno conosciuti, in Degas, trova un suo spazio nella mostra, Qui l’artista porta ad un livello di virtuosismo l’uso del pastello, stendendo il colore e lavandolo, creando cosi’ uno sfondo compatto e soffuso, su cui interviene con tratti nervosi, metodo che gli permette di dare una certa vivacita’ particolare alle immagini. Scorrono dunque splendide nature a pastello come Alberi su una pianura (1870 – 1875), Marina (1869), Scogliere (1869).Verso la fine degli anni settanta Degas perfeziona ulteriormente la tecnicam associando al pastello la tecnica del monotipo; sulla carta crea con il monotipo una prima immagine di fondo, su cui interviene poi a pastello, In questo modo accende i toni e dà maggiore incisivita’ alle figure. Seguono i soggetti piu’ popolari dell’opera di Degas, i cavalli, cui Degas comincia ad appassionarsi dal ritorno a Parigi nel 1859, frequentando a lungo l’ippodromo di Longchamp. In mostra troviamo il celeberrimo quadro Il defile’ (Cavalli da corsa davanti alle tribune 1866 – 1868) e un altro magnfico olio Corsa di gentilmen. Prima della partenza (1862) contornati da alcuni splendidi disegni di cavalli, fantini, corse, dove l’eccellente tecnica disegnativa del grande artista si rivela pienamente. In questi lavori, cosi’ come nei ritratti di musicisti, letterati, artisti, figure prese dalla strada, Degas comincia a concentrarsi sulla resa del movimento e lo studio dei colori: ha conosciuto infatti Gustave Moreau ed Eduard Manet che lo stimolano ad una pittura piu’ aderente al reale e a una gamma cromatica piu’ ampia.
Si continua con le celeberrime ballerine, opere che costituiscono una delle opere stilistiche di Degas, presenti in mostra in tutte le tecniche utilizzate dal maestro – olio,pastello,gouache – e in diverse inquadrature di scena o di prova, tra cui spiccano autentici capolavori come Prove di balletto in scena (1874), Fin d’arabesque (Ballerina con bouquet – 1877) Arlecchino e Colombina (1866 – 1890). In queste opere, Degas appare sempre piu’ impegnato nell’intento di rendere energia e vitalita’delle sue figure. Coglie dal vero l’immediatezza di un gesto, la spontaneita’ di un movimento, la fugacita’ di uno stato d’animo disegnandola magistralmente; in studio la riprende e cerca di renderla sulla tela o la carta. Ottiene l’incisivita’ della composiizione attraverso prospettive asimmetriche, tagli obliqui ed inconsueti. Moltiplica le prospettive con porte e specchi, curando attentamente gli effetti di luce. Maestro indiscusso nella resa del movimento, influenzera’ molto artisti della sua epoca tra cui Toulouse – Lautrec.
Accanto a queste opere, anche una raccolta di splendide sculture in bronzo di ballerine, tra cui la celeberrima Piccola danzatrice di quattordici anni (fusione eseguita tra il 1921 – 1931), alta circa un metro e abbigliata con un tessuto di tulle. Degas comincia a modellare cera e grete attorno al 1865; via via che si aggravano i suoi problemi alla vista (restera’ alla fine quasi cieco) la scultura diviene il genere piu’ amato, soprattutto di piccolo formato e con i soggetti piu’ amati, ballerine e donne viste nei momenti di intimita’ quotidiana. Il grande artista non procede pero’ mai alla fusione in bronzo delle sue scuture ne’ le espone in pubblico (tranne la Piccola danzatrice presentata alla sesta mostra impressionista). Alla sua morte nel 1917 nel suo studio si contano centocinquanta modelli in cera e greta: gli eredi li faranno fondere nel bronzo ma molti di loro risulteranno difettosi e inadatti alla fusione; cosi’ ne vengono selezionati soltanto settantatre. La fusione, eseguita tra il 1919 e il 1922 presso la fonderia Hebrand da vita a ventidue esemplari per ciascun modello. Oggi rimangono soltanto cinque serie complete di sculture in bronzo; gli originali, per molto tempo creduti dispersi, furono acquistati dal collezionista americano Andrew Mellon. Attualmente sono conservati in parte nella collezione Mellon, in parte al Musee d’Orsay e in pochi altri musei nel mondo.
E infine il nudo femminile (figura di donna riprese nell’atto di lavarsi, di pettinarsi, e dopo il bagno) che vede la presenza in mostra di Donna alla toilette che si asciuga il piede (1886), uno dei piu’ importanti pastelli dedicati da Degas a questo tema, lavoro molto amato dal pubblico, accanto a Donna che fa il bagno, bellissimo studio a matite colorate e pastello del 1892. Qui Degas abbandona la pennellata e i tratti di pastello nervosi e vibranti per una maniera piu’ fluida, dove i contorni tendono a dissolversi, in opere di grande bellezza che restano impresse nella nostra memoria. Completano la mostra alcune altre piccole sculture in bronzo, figurine femminili dinamiche anch’esse riprese nell’intimita’ quotidiana.
“Amo’ molto il disegno” cosi’ Degas volle fosse scritto sulla sua tomba. Forse solo chi visitera’ la mostra e si rendera’ conto di cio’ che realmente rappresentava Edgar Degas per l’impressionismo nel vasto panorama artistico dell’epoca ottocentesca, capira’ appieno questa frase: la monografia torinese rivela pienamente il percorso di un genio straordinario, protagonista di quella irripetibile stagione artistica parigina di fine Ottocento cosi’ particolare e suggestiva..