Il bianco e nero è un’avventura affascinante, tuttavia il mondo lo vedo a colori. Questo è il punto di partenza. Il nostro sistema ottico di visione ha la capacità di intercettare, nell’immenso mondo delle onde elettromagnetiche, soltanto un piccolissimo gruppo di lunghezze d’onda, chiamato spettro dei colori. Si tratta di microscopiche onde in movimento, che hanno la caratteristica di riempire la nostra vita di tinte e sfumature colorate.

Nella fotografia ci si trova costantemente di fronte ad un bivio: una certa immagine rende meglio a colori o in scala di grigi? Personalmente, specie oggi con l’uso dei sensori digitali, preferisco eseguire lo scatto a colori. In seguito avrò tempo per decidere quale strada di sviluppo seguire, ma con un principio guida ben chiaro nella mente: non è corretto sentenziare come la foto in questione sia meglio. In un modo o nell’altro dovrò scegliere come mostrarla e la decisione spetta soltanto a me, come autore e origine del messaggio.

Ad esempio, per un reportage di strada o con soggetti che generano intense emozioni, a volte certi contrasti rendono di più utilizzando bianchi e neri forti, insieme a diverse gradazioni di grigio; in altre circostanze invece l’energia comunicativa emerge attraverso un sapiente dosaggio dello spettro dei colori. È sempre una scelta del fotografo, un campo d’azione ove è necessario studiare, per portare a compimento l’equilibrio, in un caso o nell’altro.

A me piace pensare così, tutto ciò che vedo è relativo al movimento della luce. Irradiandosi in ogni direzione, quelle piccole onde invitano a regolare la sintonia, creando un’armonia. Quando poi sono intercettate dall’occhio, si trasformano nella percezione che guiderà a preferire quale strumento visivo utilizzare: la scala dei grigi o lo spettro dei colori.

L’esperienza allora diventa la guida del fotografo. Soltanto attraverso l’esercizio di una scelta consapevole è possibile trasmettere le motivazioni che hanno spinto verso una certa direzione. In occasione della II edizione di Exposed – Torino Foto Festival, fino al 2 giugno presso Gallerie d’Italia è possibile osservare come due fotografi – Olivo Barbieri e Carrie Mae Weems – hanno scelto la via espressiva in base ad un proprio percorso di studio e di esperienza.