[oblo_image id=”2″] Poesia come intrattenimento, spettacolo, momento di aggregazione e divertimento, poesia come slam, colpo che lascia il segno. Slam come il rumore di una porta che sbatte o di una mazzata in testa nei fumetti; nel baseball si usa il termine slam quando la palla viene colpita così forte da finire nel pubblico o fuori dallo stadio. Qualsiasi accezione di slam rimanda ad un rumore forte o ad un gesto che lascia il segno. La slam poetry è un nuovo genere letterario che abbandona il concetto di poesia come parola esclusivamente scritta e fruita individualmente dal lettore per dar vita ad una rivoluzione letteraria. Lo slam nasce negli USA negli anni ’80 da un’idea del poeta e muratore Marc Kelly Smith di Chicago e da quel momento inizia a fare il giro del mondo: il componimento in versi torna ad essere un fatto sociale e popolare e non solo più un passatempo erudito per addetti ai lavori.Durante una competizione slam i poeti si esibiscono a turno, ogni partecipante ha un massimo di tre o cinque minuti di tempo per eseguire il suo testo, può usare solo la voce e il corpo, sono banditi musica, costumi e oggetti scenici. Il pubblico è la componente fondamentale della performance perché è il fragore degli applausi a decretare il vincitore, in uno spettacolo che ha non pochi precedenti nella storia e che ha il sapore antico degli agoni drammatici della Grecia classica e delle tenzoni medievali. Assistere ad una slam performance è come sentirsi parte di un finissimo gioco letterario: gli aspetti fonici che un normale testo scritto non può che evocare diventano imprescindibili per la buona riuscita dell’esecuzione. La poesia, astruso ed aulico intreccio di parole rare, finalmente si adegua ai tempi e ai gusti del pubblico diventando espressione democratica di pensieri e parole, show di volta in volta emozionante, commovente e divertente ai limiti dell’inverosimile. La poesia può avere un corpo, una voce, una gestualità, un’intonazione: in questa forma nacque migliaia di anni fa, la destinazione in origine era orale e non prescindeva mai dall’esecuzione e dalle doti del cantore. Ora i poeti slam recuperano il significato primo ed etimologico della parola “poesia” che non a caso deriva dal verbo greco poiéo cioè “fare”, “eseguire” in una accezione forse più ampia di quella evidente di “comporre”. Ciò che segue è l’intervista al poeta sardo Sergio Garau, apprezzato in tutta Europa, appassionato e brillante compositore slam.

In cosa consiste veramente la slam poetry e qual è lo spirito di un poeta slam?
«La slam poetry è principalmente un gioco, un artificio, un trucco che riesce a ridare ascolto e pubblico alla poesia. Quando si parla di slam non si deve pensare solo alla poesia, all’interno c’è anche teatro, cabaret, narrativa – in due parole: spoken word. Lo slam ha il vantaggio di rendere evidente l’atto pubblico e critico della parola e di mettere il pubblico nella condizione di interagire, di prendere parte, di giudicare il testo. Lo slam comporta la capacità di ricreare temporaneamente una comunità intorno alla parola, una zona autonoma dai grandi flussi mediali censurati, corrotti e collusi in modi abnormi. Nello slam al singolo individuo, che può essere un affermato poeta performer o un quattordicenne alle prime armi, viene data la possibilità di esprimere la propria voce e il proprio talento in relativa libertà di forma e contenuto.»

In quali paesi è più conosciuto questo genere poetico?
«Gli Stati Uniti sono il paese in cui il genere ha visto la luce e ha avuto maggiore diffusione. Laggiù la scena dello slam si mescola a quelle musicali e cinematografiche: un esempio è la figura di Saul Williams, rock star, punto di riferimento dell’hip hop, vincitore della Camera d’oro a Cannes e del Sundance Film Festival che iniziò la sua carriera dallo slam e dalla poesia. Dopo gli USA lo slam ha grande successo in Mitteleuropa nei paesi di lingua tedesca, quest’anno c’è stata la quattordicesima edizione dei campionati alla cui finale erano presenti 2000 spettatori paganti. Per Amburgo 2011 è previsto un pubblico di oltre 4000 persone. Ogni paese europeo sta sviluppando un suo modo particolare di interpretare lo slam e negli ultimi anni stanno crescendo le occasioni di confronto e l’esigenza di dar vita a una rete internazionale www.myslam.net. Lo slam e lo spoken word sono generi in crescita in tutto il mondo, penso al Sud Africa dove esso si mescola con una tradizione di poesia orale ancora molto viva, ma anche al Giappone o ai paesi arabi, dove in uno spettacolo tv chi legge meglio le poesie porta a casa 1.3 milioni di dollari.»

Da quanto tempo ti dedichi a questa forma di poesia e quali sono stati i momenti più importanti della tua crescita poetica?
«Mi è sempre piaciuto scrivere. Dal 2001 però ho iniziato a praticare con assiduità reading e slam performance. Un momento fondamentale è stato quando, appena arrivato a Torino dalla Sardegna, sono entrato in contatto con il laboratorio di scrittura Sparajurij del quale faccio parte. Abbiamo pubblicato un cd di letture e musica “Sparajurij live”, www.sparajurij.com: gli ultimi lavori del gruppo riguardano la collana “Maledizioni” per l’editore No Reply – per il quale nel 2007 abbiamo pubblicato la prima antologia italiana di testi slam europei – e la rivista cartacea “Atti Impuri” a cui corrisponde il blog www.attimpuri.it. Un altro momento fondamentale per me è stato il primo slam internazionale che si tenne all’interno della Mole Antonelliana nel 2002.»

Come si può entrare in contatto con lo slam?
«In Italia lo slam ha avuto picchi di grande successo ma non si è ancora sviluppata una vera e propria coordinata rete nazionale. Un consiglio potrebbe essere quello di seguire gruppi e personalità attive nel campo come Lello Voce www.absoluteville.org; a Roma vi è uno slam show settimanale e di successo; da quest’anno a Torino ha preso vita l’evento “Poeti in lizza” www.poetinlizza.it che si sta dimostrando una delle realtà più interessanti dello slam in Italia. Un altro modo per entrare in contatto con lo slam e frequentare i laboratori, ad esempio quello che terrò il prossimo 10 gennaio alle 18 all’interno di Palazzo Nuovo a Torino – nello spazio acquario di fronte all’aula 33.»

Qual è il pezzo di cui vai più orgoglioso e quando ti si può vedere all’opera?
«Non so se posso parlare di orgoglio, attualmente il brano che più mi piace è questo www.youtube.com/watch?v=CiDMwrCxyxk, nato come pezzo slam ma poi mescolato con musica e video; oppure il pezzo solo vocale e corporeo in lingua tedesca: www.youtube.com/watch?v=E43N2xf1rfM.
Per ora aggiorno le date imminenti su www.myspace.com/garaus o su www.facebook.com/sergio.garau. Su youtube si trovano dei video; alcuni pezzi sono usciti in qualche antologia cartacea difficile da reperire; nel 2011 per la rivista “In pensiero” uscirà su dvd un montaggio della performance e dell’opera collettiva poetica-videomusicale presentata ad Absolute Poetry 2010.»

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