[oblo_image id=”6″]SUV è l’acronimo di Sport Utility Vehicle, ovvero un “veicolo utilitario sportivo”. Se questa categoria di autoveicoli non è del tutto assimilabile a quella dei fuoristrada (con cui, certo, condividono l’assetto rialzato da terra e la trazione integrale ma non la stessa mobilità sui terreni davvero accidentati), perché ostinarsi allora a concepirne il design in tal senso? E’ questa contraddizione ad aver spinto Mercedes-Benz a creare GLK, un altro acronimo che è anche un manifesto concettuale: “G” richiama la storia dei fuoristrada della casa tedesca, “L” il lusso e “K” la compattezza delle dimensioni.

[oblo_image id=”1″]Il nuovo nato è in strada ufficialmente dal 17 ottobre e, possiamo starne certi, saranno in tanti a notare la differenza con i precedenti modelli, soprattutto ad apprezzarne la capacità di integrazione con un contesto nettamente urbano, dal quale spicca ma su cui non s’impone con prepotenza: abolito il paraurti ostentato, le curve energiche che sembrano voler conglobare l’asfalto in corsa, in sostanza quell’aspetto supponente da mezzo che ingombra senza che se ne capisca l’utilità (perché non è che si possa davvero aggredire la strada nel traffico cittadino, non c’è guida sportiva che tenga); GLK si propone come lo status symbol che il SUV ha sempre aspirato a essere, con un design di gran classe (marcatamente Mercedes-Benz) perché pulito, basato su linee tese e superfici ampie, ben raccordate. Non guasta affatto questo ritrovato ordine a base di spigoli vivi, perché interpreta la concezione della sportività in funzione del contesto urbano e, non dimentichiamolo, di una clientela che non è affatto rude…

[oblo_image id=”2″]Intepretazione: è questa la parola-chiave che riassume l’evento con il quale Mercedes-Benz ha presentato GLK in anteprima a Milano, nel vernissage del 9 ottobre a Milano, durante il quale l’iniziativa “The design:project” ha trovato la sua cornice conclusiva. Difatti, la scorsa primavera il professor Peter Pfeiffer, da molti anni Chief Designer Mercedes-Benz Cars, ha indetto un concorso cui sono state invitate ben 6 scuole superiori europee di design, ognuna delle quali ha istituito un team interdisciplinare chiamato a confrontarsi con l’innovativo concept di GLK, ben prima del suo lancio sul mercato. L’Istituto Europeo di Design di Barcellona, la Moholy-Nagy University of Art and Design di Budapest, la Hochschule für Angewandte Wissenschaften di Amburgo, l’ECAL (École Cantonale d’Art) di Losanna, Istituto Marangoni di Milano e l’ENSAD (École Nationale Supérieure des Arts Décoratifs) di Parigi: partendo dall’ispirazione dell’incisivo design dell’auto, gli studenti hanno elaborato un leitmotiv e, sulla sua base, creazioni in diverse aree dell’arte applicata, che spaziano dalla moda alle installazioni artistiche. In palio, un primo premio del valore non trascurabile di 10mila euro, ma soprattutto la soddisfazione di aver primeggiato contro altri validi talenti, di fronte a una giuria di designer più che professionisti.

[oblo_image id=”5″]A vincere è stato il progetto proposto dal milanese Istituto Marangoni, facoltà di Moda, Design di Prodotti e Fotografia, i cui dieci studenti hanno “prelevato” alcuni elementi particolari del nuovo design GLK sviluppandone proprio la capacità attrattiva, estremizzata al punto da farne oggetti indispensabili alla vita quotidiana. Il progetto è una sorta di lancio pubblicitario alternativo, di grande efficacia perché opera indirettamente sulla psicologia dello spettatore: non ha bisogno di reclamizzare i vantaggi del prodotto SUV, dal momento che un’intelligente sineddoche dimostra l’applicabilità pervasiva (in senso positivo) dei suoi componenti; gli specchietti diventano lampadario, gli air-bag comodi divani (in un’immagine sottilmente inquietante, tra l’altro, che ha il coraggio di non censurare la funzione primaria del dispositivo, pur decontestualizzandola). “Oggetto del desiderio” è l’elemento minimo… Figurarsi allora lo stesso GLK.

Ci professiamo meno convinti, invece, di quello che è stato premiato come il progetto dal design più originale: sinceramente, l’installazione dell’Istituto Europeo di Design (IED) di Barcellona non stupisce per la novità, quanto piuttosto per l’incapacità di coniugare una struttura spaziale piuttosto aggressiva con un presunto messaggio pacificatorio emesso dagli schermi video applicati; ci spiace ammettere che tale mediazione è invece proprio il punto di forza di GLK, che sa essere SUV e berlina di classe assieme. Gli studenti hanno centrato il nocciolo della questione, salvo non averlo saputo rendere in forma adeguata.

[oblo_image id=”4″]Se avessimo avuto voce in capitolo, o se l’avesse avuto il pubblico presente all’esclusivo vernissage, è probabile che una menzione sarebbe stata dedicata invece ad un’altra installazione, ad opera dei giovani della Moholy-Nagy University of Art and Design di Budapest. Gli ungheresi saranno forse andati un po’ “fuori tema”, costruendo questo spazio onirico multi-sensoriale e interattivo che con l’urbanità in senso stretto non era del tutto attinente (anche se il carattere grafico sul muro e gli elementi architettonici erano molto post-industriali); vogliamo però parlare dell’impagabile piacere di spostare, con un solo gesto, delle farfalle luminose che riposano sul cofano della propria GLK? Il passaggio dal design all’arte è labile e, probabilmente, in questo caso oltrepassato. Noi però vogliamo credere che proprio questa sia la novità assoluta del nuovo SUV Mercedes: essere un sogno, forse per pochi, prima che una macchina sportiva.

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