Si apre con un richiamo ai tagli alla cultura e, in particolare, al Fus, Fondo Unico Per lo Spettacolo, la prima di “Molto rumore per nulla” andata in scena al Teatro della Corte di Genova per la regia di Gabriele Lavia, coprodotto dalla Compagnia Lavia-Anagni insieme al Teatro di Roma. La versione italiana della celebre commedia di Shakespeare è di Chiara De Marchi. Gli attori rivendicano di essere “lavoratori dello spettacolo”, ossia creatori e portatori sulle scene di quell’arte che non è certo la cosa più importante al mondo ma…. “provate a immaginare un mondo senza arte….”.

E che dietro la messa in scena di una commedia brillante come questa ci siano veri e propri lavoratori dello spettacolo lo prova la complessità dell’allestimento di Lavia. I protagonisti, tra cui il figlio di Lavia, Lorenzo, nei panni del misogino Benedetto, danno prova di essere persone di spettacolo a 360° gradi, abili nel canto, nella recitazione, nell’ esecuzione musicale e molto preparati atleticamente.

Lo richiede il musical, genere cui il “Molto rumore per nulla” di Lavia si avvicina e lo dimostra, fin dalle prime battute, l’atletismo con cui si muove sulla scena Beatrice (Federica Di Martino), di cui Benedetto finirà per innamorarsi, complici le trame ordite di uomini e dame di corte. “Un po’ troppo cantato” secondo alcuni commenti del pubblico in sala, ma ben venga il musical, se questo contribuisce a coinvolgere gli spettatori in un’atmosfera di spensieratezza, e ad abbandonare le difficoltà quotidiane dalle quali anche il mondo del teatro non è immune, come spiegato inizialmente. Un momento che, pur rivelando l’abilità degli attori é forse troppo lungo, è la chiamata in scena della “ronda”, protagonisti Luca Fagioli, Alessandro Cangiani, Igor Horvat. Eccessivamente ridondanti gli scioglilingua. Ottima però l’esecuzione musicale dal vivo che accompagna tutto lo spettacolo. Alle tastiere (e alla fisarmonica) Alessandro Cangiani e Luca Fagioli, per le musiche Andrea Nicolini. Essenziali le scene dello stesso Gabriele Lavia, variopinti i costumi d’epoca di Andrea Viotti.

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