
Di Stefano morto a 88 anni
Alfredo Di Stefano è morto a 88 anni nella sua Madrid. Sua anche se di natali argentini, perché il mito del Real Madrid è in gran parte dovuto a lui. Cinque Coppe dei Campioni vinte con sue reti in ognuna della finali, un eclettismo in campo che lo porta a essere considerato il calciatore più universale di sempre. Per chi lo ha visto giocatore, è stato il più grande in assoluto: meglio di Pelè, meglio di Maradona e gli altri non si sentano neppure degni del paragone. Difendere e attaccare, fare entrambe le cose con una velocità di gambe e di mente sensazionale. Finita la carriera da giocatore, si è riciclato come tecnico al Valencia (successo in Coppa delle Coppe) per poi entrare nei quadri dirigenziali del Real Madrid fino alla carica di presidente onorario. Un genio in campo, un uomo perbene fuori.
Sarà un segno dei tempi ma mentre Balotelli ha chiesto a un artista di scolpire una statua che riproducesse gli addominali scolpiti esibiti dopa la rete contro la Germania nella semifinale dell’europeo del 2012, Alfredo Di Stefano ha preferito un enorme monumento alla palla accompagnato dalla scritta “Gracias, Vieja” ovvero “Grazie, vecchia mia” con la gratitudine di chi a quell’oggetto sferico deve la sua gloria, il successo e il prestigio.
L’ultimo attacco di salute degli ultimi giorni aveva ridotto al lumicino le speranze ma la notizia di Di Stefano morto fa comunque stringere il cuore a chi ama il calcio anche attraverso i racconti di un’altra epoca. Gli uomini passano, i miti non muoiono mai. E al Santiago Bernabeu lui era, è e sarà sempre il padrone di casa. Perché chiunque indosserà la camiseta blanca del Real Madrid sentirà l’orgoglio di vestire la maglia che fu di Alfredo Di Stefano, quello che poteva sedersi ai piani alti al tavolo con Pelé e Maradona sentendosi alla pari