[oblo_image id=”1″] Lo sport è fatto di emozioni. Spesso legate a luoghi suggestivi. Così gli appassionati di calcio si incantano nell’entrare negli stadi più prestigiosi, gli esperti di Formula 1 si entusiasmano quando si avvicinano Gran Premi mitici come Montecarlo o Spa mentre il campo Centrale di Wimbledon rimane un tempio per gli appassionati di tennis. Per uno sport popolare come il ciclismo, è la strada a trasformarsi nel teatro dello spettacolo con le montagne a fare da sfondo. Se si chiede ad un vero intenditore di citare una tappa da leggenda, quasi sicuramente risponderà la Cuneo-Pinerolo. Poco importa che non ci fosse ancora la televisione a filmare quella che si sarebbe consacrata come l’impresa più straordinaria della storia a due ruote. 10 Giugno 1949: il ciclismo in Italia è qualcosa più di uno sport. E’ un collante per un Paese che sta ricostruendo dalle macerie della guerra, è l’immagine di una nazione che si sta rialzando. E poi ci sono Fausto Coppi e Gino Bartali: i capostipiti di ogni rivalità sportiva. Un dualismo capace di dividere in due fazioni senza che la parola violenza entrasse a far parte del vocabolario dei rispettivi sostenitori. In quel Giro del 1949 Coppi era in condizioni strabilianti. Si sarebbe potuto limitare a vincere, ma era un ciclismo romantico dove il gusto per l’impresa non si era ancora perso. Il Campionissimo andò in fuga quando i chilometri che mancavano al traguardo erano 200. Da scalare Maddalena, Vars, Izoard, Monginevro e Sestiere. Cime capaci di stroncare chi osasse sfidarle. Coppi le rese leggendarie completando la sua trionfale cavalcata solitaria con un vantaggio di 12 minuti sul secondo classificato. Che di nome faceva Gino, di cognome Bartali e che ha continuato a scuotere il capo per tutta la vita ogni volta che qualcuno gli citava in rapida successione quelle città: Cuneo e Pinerolo.

A distanza di 60 anni gli organizzatori del Giro vogliono celebrare il Campionissimo disegnando una tappa della corsa rosa 2009 sul percorso di quel magico 10 Giugno 1949. La speranza è che qualcuno abbia la voglia di provare a sfidare se stesso per scrivere un’altra pagina di storia. Ma campioni come Coppi non ce ne sono più. E forse non c’è neanche più quel ciclismo.

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