[oblo_image id=”1″] Come sempre ha fatto tutto lui. Una finta per il gol di Sala, una rete con un tocco da campione di biliardo, la personale esultanza con calcio alla bandierina, una protesta scomposta prima e dopo il cartellino rosso, le minacce neanche troppo velate all’arbitro e infine le scuse pubbliche a favore di tifosi e telecamere. Antonio Cassano è sempre lo stesso: ti incanta con le sue magie col pallone tra i piedi, ti disorienta con le sue sceneggiate. In questo scorcio di stagione a Genova lo abbiamo visto dribblare, esultare, piangere e gridare con la stessa facilità. Ora rischia una lunga squalifica, forse addirittura ha perso il treno con gli Europei. E la domanda è sempre la stessa: con quel talento e un carattere meno inquieto, dove potrebbe arrivare? Un interrogativo destinato a rimanere irrisolto perchè Cassano è fedele a se stesso e di cambiare non ha nessuna voglia. Prendere o lasciare, ma guai ad interferire. Persino un sergente di ferro come Fabio Capello ammise di aver avuto un trattamento particolare verso il genietto di Bari Vecchia per il bene della Roma. Ma per quanto Cassano sia eccentrico non è il primo caso di genio e sregolatezza nello sport.

[oblo_image id=”2″] Forse il campione del passato a cui più assomiglia “Fantantonio” è Omar Sivori: giocatore sublime e detentore del record di giornate di squalifica: addirittura 33. Nel suo caso neanche lo stile Juve è riuscito ad arginare le bizze del carattere, un’irriverenza fatta di dribbling, tunnel, provocazioni e gomitate. John Charles, suo partner d’attacco, provò a farlo ragionare con un ceffone in mezzo al campo ma senza successo. Gianni Agnelli sintetizzò con una delle sue illuminanti battute. “Sivori è un vizio”: come a dire, a volte è insopportabile ma farne a meno è impossibile. Lo chiamavano El Cabezon, per la sua allergia alle regole, per la sua volontà di essere anticonformista sempre e comunque. Oggi il mondo del calcio sente terribilmente la sua mancanza: le sue perle in bianco e nero da calciatore, la sua ironia pungente nei giudizi da commentatore televisivo.

[oblo_image id=”3″] Se gli appassionati di calcio, si chiedono dove potrebbe arrivare Cassano se placasse i suoi istinti ed i suoi eccessi, gli amanti del grande tennis discutono ancora su quanto avrebbe vinto John McEnroe senza i suoi proverbiali scatti d’ira. Il fuoriclasse americano è passato alla sua storia tanto per i ricami con il fatato polso sinistro quanto per le sceneggiate con gli arbitri. Meglio poi glissare sul numero di racchette distrutte per la rabbia al termine di uno scambio perso. Eppure, ancora oggi che oggi ha superato la cinquantina, le sue esibizioni nel circuito senior riempiono le tribune. Gli anni passano ma la classe resta: vederlo è sempre uno spettacolo.

Tornando ai campioni d’oggi, come dimenticare Bode Miller. Sciatore immenso capace di vincere in tutte le specialità ma restio agli allenamenti. Anzi, così sfacciatamente convinto del proprio valore da “stilare” i suoi personali insegnamenti: vita su un camper, tante feste e birra sempre a disposizione. Non farà impazzire i preparatori atletici, ma i risultati sono dalla sua parte.

La domanda allora forse andrebbe rigirata: è possibile nel caso di questi fuoriclasse separare il talento che consente prodezze inimmaginabili per la maggior parte dei colleghi dalla follia che porta a reazioni sconsiderate, a squalifiche interminabili, a sconfitte inaspettate? Oppure genio e sregolatezza sono le due facce inscindibili della stessa medaglia? Nel frattempo continuiamo a discutere con gli occhi sempre estasiati dagli eletti che sanno avvicinare le gesta sportive all’opera d’arte.