Cronaca di un verdetto (un po’) annunciato. “Sorrentino ha talento, quella particolare capacità nell’organizzare i tempo, come sa fare un direttore d’orchestra o ancora meglio un allenatore di calcio capace di tenere uno spogliatoio”, aveva detto ieri il presidente di giuria Michele Placido durante l’ultima lezione di cinema dell’ItaliaFilmFest di Bari, Lecce e dintorni.

Come dire: chi vuol capire capisca. E così è stato: vuoi per il “carisma” (chiamiamolo così) esercitato da Placido sugli altri membri della giuria, vuoi perché i meriti del film non si possono sottovalutare, il trionfatore dell’edizione numero zero del Festival per il Cinema Italiano di Felice Laudadio è proprio “Il divo” del giovane regista napoletano. Un regalo di compleanno “sui generis” per il senatore Giulio Andreotti, protagonista suo malgrado (sebbene sia riuscito a disinnescare qualsiasi polemica grazie alla sua leggendaria ironia) della pellicola.

L’opera di Sorrentino, già vincitrice del Premio della Giuria a Cannes, ottiene ben sette riconoscimenti: miglior film, regia, sceneggiatura (dello stesso Sorrentino), colonna sonora (composta da Teho Teardo), fotografia (Luca Bigazzi), scenografia (Lino Fiorito) e costumi (Daniela Ciancio). Resta ancora una volta al palo, in questo gennaio per lui un po’ travagliato, Matteo Garrone e il suo “Gomorra”. Due soli premi (per il soggetto di Roberto Saviano e il montaggio di Marco Spolentini) che sanno un po’ di premio di (magra) consolazione per quella che doveva essere la pellicola trionfatrice anche di questo inizio 2009. E che invece di fare l’Attila della situazione, ha trovato un deserto piuttosto che non far più crescere l’erba al suo passaggio.

Per quanto riguarda gli altri premi, la giuria in tema di attori ha rispettato (per non dire ricalcato) i risultati dei Festival del 2008. Il premio Gian Maria Volontè per il miglior attore è stato assegnato a Silvio Orlando per «Il papà di Giovanna» di Pupi Avati (come a Venezia), mentre il premio Anna Magnani per la miglior attrice è andato a Donatella Finocchiaro per «Galantuomini» di Edoardo Winspeare, sulla falsariga del verdetto del Festival di Roma.

Nelle altre sezioni del Festival i riconoscimenti sono andati a Francesco Sperandeo, che vince il premio Michelangelo Antonioni per il miglior cortometraggio con il suo «Bab Al Samah – La porta del perdono», a Gianfranco Rosi che ottiene il Premio Vittorio De Seta per il documentario con l’opera «Below sea level»; una menzione speciale, sempre per il documentario, è per «Come un uomo sulla terra» di Segre, Biadene e Yimer. In ultimo, il premio Opera Prima Francesco Laudadio è stato assegnato al film «PA-RA-DA» di Marco Pontecorvo.

Cala quindi il sipario su questa edizione sperimentale del festival pugliese, che si porta in dote per il prossimo anno (“se avrò voglia di farlo”, come ha detto oggi Laudadio in conferenza stampa) qualcosa come 17.500 spettatori in cinque giorni. “Sono arrivati a Bari 220 cineasti italiani” – ha snocciolato il patron – nel cinema Galleria sono entrati 7816 spettatori, nel Kursaal Santalucia 5212 persone, e sono stati respinti, per mancanza di posti, 1900 spettatori. Gli incontri nelle librerie Feltrinelli e Laterza sono stati seguiti da 1100 persone, nel cinema della frazione Santo Spirito 250 persone hanno seguito la proiezione di un vecchio film ‘RoGoPaG’ (’63) presentato da Ugo Gregoretti, e a una proiezione nel cinema Visconti di Monopoli hanno assistito 650 persone. Moltissime le persone che hanno inoltre seguito i numerosi seminari organizzati in città e a Mola di Bari, molti dei quali incentrati sulle tecniche digitali della cinematografia del futuro.

Laudadio fa un po’ il prezioso sull’edizione 2010, ma è difficile che con il riscontro internazionale che sta avendo la manifestazione si fermi a questo “prototipo”. L’ItaliaFilmFest nei prossimi mesi sarà presentata a Pechino, e il governo del Montenegro ha chiesto di poter ospitare una sezione della prossima edizione del festival. E anche dal palazzo la spinta a continuare sembra forte: il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, parlando del festival in conferenza stampa, ha ripercorso la strada fatta dal progetto della Regione Puglia di scommettere sul cinema ricordando che la Apulia film Commission ha creato due poli di produzione cinematografica, uno a Bari e l’altro a Lecce e l’Accademia del cinema digitale che sarà realizzata a Mola di Bari. Come dire: il seme è stato gettato. Ora tocca un po’ a tutti non far appassire questo fiore del cinema pugliese che, almeno potenzialmente, promette di crescere più che bene.

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