Destroy Athens ci racconta una storia. La storia del sé che si autocostruisce utilizzando la percezione altrui come materiale. Questa storia si articola in 6 capitoli, che corrispondono a 6 giorni.
[oblo_image id=”1″]Qualsiasi cosa sia stata detta in precedenza, può risorgere a nuova vita, essere modificata o distrutta il giorno successivo. I sei giorni corrispondono a sei diversi ambienti in cui sono ospitate le opere, all’interno dell’ex fabbrica del gas di Atene, Gazi. Industriale, moderna, suggestiva la location, sebbene non del tutto pronta ad accogliere visitatori nei giorni di pioggia!
Tra le opere presenti tanti video. Interessante il video Acropolys 2007 della greca Eva Stefani, che dà una voce femminile all’Acropoli, monumento sfondo immobile di innumerevoli conflitti scientifici, politici, simbolici.
Coinvolgente anche il lavoro dell’Otolith Group, basato su una serie televisiva di Chris Marker del 1989 The Owl’s Legacy, interviste e riflessioni di intellettuali circa il patrimonio culturale della Grecia. La messa in onda della serie venne sospesa dal suo originale produttore perché ritenuta offensiva per la cultura greca.
Trionfa, come installazione del primo giorno, il giorno della piazza, della comunità, la scritta We are not professional, con il logo di Destroy Athens al posto delle S. Eloquente ed espressiva come installazione, colpisce forse il visitatore attento che limita all’ingresso le sue aspettative, e comprende le difficoltà dell’inizo.
[oblo_image id=”2″]Il prossimo weekend, dal 30 novembre al 1 dicembre, i visitatori hanno la possibilità di incontrare gli artisti e gli attivisti dei laboratori Void Network, nello spazio dell’installazione multimediale A day on Planet Earth (nella foto), vivace e comunitario. Se siete ad Atene, visitatela, magari in un giorno di sole, per gustarla al meglio. Per quanto mi riguarda, gli auguro di migliorare e crescere nelle prossime edizioni.
Per ulteriori informazioni consultate il sito ufficiale della manifestazione.