Lo Zaino Essenziale CAI Mondadori

Ho avuto il piacere di leggere il libro uscito recentemente, opera del CAI – Club Alpino Italiano, intitolato “Lo Zaino Essenziale”. Leggendo il capitolo che riguarda la macchina fotografica mi è tornato in mente che, al momento di preparare l’occorrente per le vacanze, ho percorso più volte lo stesso sentiero, argomento del libro. Un problema pratico: quale attrezzatura portare? Vediamo, più per gioco dialettico che altro, alcune delle risposte – possibili ma non definitive – a quello che mi piace chiamare il dilemma del fotografo.

Una macchina fotografica tuttofare piccola e leggera l’ho sempre avuta, eppure ogni volta restava il dubbio se equipaggiarmi con qualcosa di più articolato e performante. Premetto che non ho mai preteso di trovare una panacèa – fig. Per estens., rimedio universale, capace di risolvere ogni problema, di correggere ogni difetto, di guarire da ogni male (Treccani) – per me sarebbe un po’ “fuori binario”. Comunque ammetto che, a volte, questo tarlo mi ha tormentato, soprattutto in occasione di viaggi importanti. Recandomi in un luogo ove non sono mai stato, viene spontaneo figurarmi nuovi paesaggi, con il conseguente desiderio di portarne a casa immagini indimenticabili.

13 Laghi Foto ©Marco Baracco

Nel passato l’avventura si presentava piuttosto pesante. Un corpo macchina, un paio di obiettivi, batterie e rulli di pellicola, un treppiede. Mi fermo qui, poiché, al di fuori di necessità professionali, non ho mai portato i flash, i filtri né altri accessori. Oggi la situazione oggettiva è differente. Abbiamo tutti ormai un dispositivo tascabile che, tra molteplici possibilità operative, permette di telefonare, ricevere posta, scattare fotografie potenzialmente prive di effetto mosso, filmare. Il tutto integrato in un sistema fruibile istantaneamente attraverso internet. Eppure il quesito frulla lo stesso nella mente: «Se mi servisse un teleobiettivo? Un obiettivo macro per fotografare un fiore? Il flash per una situazione di scarsa illuminazione?» Da qui in poi ci stanno tutte le possibili domande che possono levare il sonno ai più indecisi. Inoltre, fattore non da poco, le caratteristiche dei sensori variano molto da un sistema all’altro. A parità di megapixel, un sensore da smartphone non ha né dimensioni né prestazioni rapportabili ad una macchina fotografica con sensore full frame 24×36 mm. Alcuni problemi di un tempo non esistono più. Le attuali schede di memoria, per esempio, consentono di memorizzare un numero di immagini che, se volessimo paragonarlo alla pellicola, potrebbe corrispondere ad un quintale di rullini. D’altro canto invece, dove ieri una micro-pila alimentava l’esposimetro di un apparecchio meccanico per anni, le odierne fotocamere elettroniche senza le loro potenti e pesanti batterie restano muti fermacarte.

Lumix GF5 Fonte DPReviewcom

Il dilemma dunque sussiste. Se per i profani lo smartphone è più che sufficiente, per gli appassionati cultori della fotografia di qualità la questione resta aperta. Personalmente, se da una parte apprezzo l’essere smart del telefonino, dall’altra tendo talvolta ad effettuare una scelta differente. Ovvero, qualche anno fa mi trovai a svolgere un test sulla Panasonic Lumix DMC-GF5. Una fotocamera di piccole dimensioni, leggera e affidabile, realizzata con materiali di alta qualità. Grazie al suo sensore con risoluzione elevata (12.1 megapixel), permette di catturare immagini nitide e dettagliate. Con il suo stabilizzatore di immagine, è possibile ottenere foto senza sfocature anche in condizioni di scarsa illuminazione. Equipaggiata con un obiettivo zoom compatto, è in grado di risolvere la maggior parte delle situazioni fotografiche da vacanza. Pesa meno di mezzo chilo ed ha le misure di un pacchetto di sigarette. Da allora è divenuta il mio inseparabile blocco note visivo, cioè la mia personale soluzione per il dilemma del fotografo. Non è la famosa panacèa, però è un ottimo spunto per esercitare capacità di adattamento e ricerca fotografica nel massimo relax. Se no, che vacanza sarebbe?

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