[oblo_image id=”1″]Protagonista indiscussa di quell’epoca
è la tecnica dell’affresco e dell’encausto: quest’ultima  si avvaleva dell’uso di colori liquefatti su
una fonte di calore e mescolati alla cera fusa ed è una consuetudine molto
antica, atta a decorare, proteggere e impermeabilizzare le pareti di fastose
sale di rappresentanza o delle domus dei ceti più elevati. Un’altra modalità
più semplice ma che assicurava comunque un risultato duraturo, consiste  nella stesura dell’intonaco a fresco su uno
strato di malta di calce.

Lungo il percorso espositivo, è
possibile ammirare reperti in ottimo stato di conservazione di entrambi gli
stili. Per l’encausto, in particolare, spiccano diversi ritratti su tavole di
legno rappresentanti donne e uomini della nobiltà: la serie risale all’età
adrianea (110-140 d.c.) ed è stata rinvenuta presso l’oasi del Fayyum di Hawara
(Egitto).  Delle classiche  opere ad affresco, invece, sono giunti fino a
noi esemplari anche di grandi dimensioni, come il frammento di “Ercole e Telefo”
ritrovato ad Ercolano, il magnifico ciclo di Paesaggi con scene dell’Odissea
(40-30 a.c.)
o le decorazioni parietali dell’ambulacro e del triclinio della Villa della
Farnesina di Roma conservati permanentemente al Museo Nazionale Romano.

Non sono di minor pregio neppure alcuni
frammenti decorativi di metratura più piccola ed ancora miracolosamente
intatti: tra questi, è di notevole importanza quello di età augustea sulle
“Nozze Aldobrandini”, dal momento che testimonia pure  il genere di riti che venivano allora
effettuati prima di contrarre matrimonio.

È proprio da tali dipinti, del
resto, che gli artisti rinascimentali (es. Raffaello) trarranno ispirazione per
la riproposta delle forme e delle figure classiche. L’esposizione, insomma,
merita di essere visitata, visto che fra l’altro raccoglie opere provenienti
anche dall’estero (Louvre di Parigi, il British Museum di Londra, i musei
archeologici di Monaco, Francoforte e Zurigo, ecc…). Esse sono state collocate
all’interno delle sale del primo e del secondo piano delle Scuderie del
Quirinale secondo una disposizione curata dal celebre regista Luca Ronconi,
dove rimarranno solo fino a domenica prossima 17 Gennaio.