[oblo_image id=”1″] Ha vinto come vincono i grandi. Dominando in salita e a cronometro, attaccando o difendendo la maglia gialla sempre con la stessa autorità. Ha surclassato gli avversari e ha messo in riga i compagni di squadra. Già, perchè per la prima volta abbiamo visto un capitano costretto a correre “contro” quelli che dovevano essere i suoi gregari. E’ un successo che non ammette repliche quello di Alberto Contador al Tour de France: la consacrazione di un fuoriclasse destinato a ripercorrere le orme dei giganti del passato. In carriera ha partecipato a 5 grandi corse a tappe. Ne ha vinte quattro, numeri che parlano da soli. Eppure, per farlo perdere le hanno provate tutte. I fratelli Schleck lo hanno attaccato a fondo, ma ogni scatto è stato respinto con irrisoria facilità. I due lussemburghesi hanno chiuso al secondo (Andy) e al quarto posto (Frank), confermandosi gli unici possibili sfidanti al trono dello spagnolo nei prossimi anni. Ma la vera offensiva a Contador – subdola e velenosa – è stata lanciata da Lance Armstrong. Sulla carta, il texano avrebbe dovuto aiutare il campione madrileno. In realtà, il 38enne che ha domato la Grande Boucle per 7 volte era convinto di poter essere ancora il numero uno. E sapendo di non poter competere sui pedali, ha iniziato uno sfiancante logorio psicologico. Contador e Armstrong vivevano da separati in casa, ma l’Astana e il suo direttore sportivo non hanno mai nascosto la loro preferenza verso l’americano. Alberto ha scelto la strada del silenzio e ha fatto lasciato la parola alla strada sfoderando una classe cristallina: uno scalatore inarrestabile in montagna che si è camuffato da cronoman nell’ultima prova contro il tempo. Armstrong si è dovuto accontentare del terzo gradino del podio rinnovando subito la sfida. L’anno prossimo tornerà al Tour con una nuova squadra costruita per l’occasione: la convivenza si era dimostrata impossibile. C’è da scommettere che molti dell’Astana seguiranno il texano, ma Contador non se ne preoccupa. Sa di essere così forte da poter vincere senza alleanze o amicizie in gruppo. Capita a pochi, capita ai più bravi.

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