[oblo_image id=”1″]C’è tanto dramma e tristezza nell’ultimo capolavoro del regista americano Tom Quinn “The New Year Parade”, presentato al Torino Film Festival nella sezione competitiva dedicata ai lungometraggi “Torino 26”.
Quinn racconta l’epilogo della storia d’amore di due genitori, Mike e Lisa, attraverso gli occhi e le sensazioni dei loro due figli. La figlia minore Kat vive la sua disperazione nel silenzio, sperando in fondo che i due genitori si riconcilieranno presto. Il fratello maggiore Jack, invece, si trova a dover fare da mediatore tra i suoi due genitori, portare i soldi a casa e cercare di far comprendere a Kat la reale situazione.
La madre cerca di riconciliare le cose ma il padre, ferito profondamente dalla sua compagna, si chiude a riccio lavorando solo più per la classica sfilata di capodanno del suo club.
Quinn descrive questo difficile tema con molta delicatezza e semplicità e, sebbene sia solo il suo terzo lungometraggio, il film scorre via bene ed è molto piacevole.
Le parole del regista sulla sua opera sono state: “ Nel cinema il divorzio è spesso una storia che appare sullo sfondo: un accenno veloce per lo sviluppo dei personaggi. In The New Year Parade ero interessato agli spazi bianchi che si creano in una situazione come questa, ai momenti che noi consideriamo compresi o troppo comuni per essere mostrati. Cosa succede a questi bambini? Che speranza possono avere?”
Quinn lascia molto spazio ai silenzi e agli sguardi dei due figli che vivono questo particolare momento della loro famiglia tra sentimenti di rabbia e confusione.
Tristezza e litigi. Lacrime e ricordi. Nostalgia e rabbia. Confusione e decisione. Sono tutti gli aspetti contrastanti e contraddittori descritti dal regista, che non cerca mai di dare un giudizio morale sulla scelta dei due genitori bensì si limita a descrivere gli effetti di questa difficile e traumatica decisione sui figli.
Quinn si conferma un regista interessante dopo il Premio Motion Picture Association 2006 con il film “Via Bicycles”.
Sicuramente da tenere d’occhio.