Report Rai Tre : nuove inchieste guidate da Milena Gabanelli
C’è un programma – si spera che presto si possa usare il plurale – che si limita a seguire quelli che dovrebbero essere i principi del giornalismo : informare e spiegare ciò che sta accadendo. Si chiama Report e svolge questa funzione dal 1994 (nelle prime due edizioni con il titolo di “Professione Reporter”). La semplicità paga: si cerca un argomento che meriti di essere investigato – l’ultimo in ordine di tempo riguarda l’Ilva di Taranto e le conseguenti speculazioni – e ci si preoccupa di raccogliere tutti i dati necessari per poter fornire un quadro completo ed esauriente. Raccontare in modo obiettivo non significa essere distaccati: un giornalista è un essere pensante e quindi è impossibile – ammesso che serva – evitare ogni forma di interpretazione. La differenza tra il buon giornalismo e il cattivo giornalismo sta nell’analizzare i fatti senza pregiudizi dando a tutti , ma proprio a tutti, i soggetti coinvolti la possibilità di spiegare la propria posizione. Non è il giornalismo del futuro perchè sono gli stessi principi reclamati dalla deontologia professionale, ma sembra una mosca bianca tra i programmi che millantano “pubblica attualità”. Si va direttamente sul campo, si fanno domande che non sono assist preconfezionati, si leggono le risposte e si sottolineano eventuali contraddizioni. Non ci si accanisce ma non si fanno neppure sconti. Capire per poi far capire a chi guarda da casa, ma non solo. Lo spettatore impara a mantenere uno spirito critico, si accorge di come tutto ciò che viene veicolato dalla televisione deve essere vagliato. Uno spettattore attento è anche un cittadino attento che inizia a vedere con occhi meno distratti ciò che capita sotto gli occhi: è questa la funzione secondaria ma altrettanto preziosa del giornalismo. Lunga vita a Report. C’ era bisogno allora e c’è bisogno anche adesso. Forse ancora di più.
Report Rai Tre
