Recensione Open
Recensione Open

Al Teatro Vascello successo per Open

Il suo estro “psichedelico” e la sua genialità di scena fanno di Daniel Ezralow uno dei coreografi e danzatori più apprezzati nel mondo della danza internazionale. La sua ultima creazione teatrale “Open”, che vanta una nuova collaborazione con lo Spellbound Contemporary Ballet di Mauro Astolfi (la compagnia si colloca oggi nella rosa delle proposte italiane maggiormente competitive sul piano dell’offerta culturale internazionale), è un exploit di emozioni (umorismo, rabbia, amore, gioia) movimenti, situazioni, repentini cambi di scena.

Si susseguono, senza un fil rouge e in rapida successione, siparietti e buffi personaggi tratti dalla realtà quotidiana e dalla vita di tutti i giorni: ecco allora che frenetici impiegati, vestiti di tutto punto, camminano su e giù per la città; oppure, quello che doveva essere un “felice” matrimonio, si trasforma ben presto in una lotta sul ring tra i due sposi, suscitando l’ilarità generale; o lo splendido passo a due tra una sirena (impigliata in una rete) e l’uomo che l’ha salvata rigettandola in mare e ridandole la libertà. Probabilmente è questo il momento di poesia più alto dello spettacolo, magari meno geniale ed estroso, ma sicuramente più intenso: infatti si riesce a percepire il vigore e la tensione dei due corpi che, intrecciandosi, si fondono in un unico respiro.

Il titolo dello spettacolo non poteva essere più azzeccato. In primis è sottintesa “l’apertura” culturale, della mente, del cuore e del corpo alla vita e al mondo, e l’apertura stilistica propria di Ezralow (si passa infatti dalla danza classica, alla contemporanea fino alla street dance e alla ginnastica). Ma anche il pubblico è coinvolto in questo processo di “apertura” e, proprio come lo spettacolo, lo spettatore, quasi attraverso un percorso di “redenzione”, subisce un’evoluzione: dal grigiore della città, dai combattimenti corpo a corpo si giunge ad una esplosione di colori e vivacità a cui tutto il pubblico prende parte attivamente. I ballerini accantonano per qualche minuto la “danza” propriamente detta, per giocare con la scenografia e tra di loro, tra applausi prolungati e gesti di assoluta approvazione. Ecco che viene fuori tutta l’essenza della danza di Ezralow: gioia, ironia, energia, amore per la vita e la natura (altro importante tema messo in sena). “Non voglio un pubblico annoiato, ma felice e convinto”- ha affermato lo stesso coreografo.

Un plauso va ai ballerini e alle ballerine (otto in tutto, anche se sembrano essere il doppio per la capacità di gestione della scena) dai corpi forti e mascolini, dai quali si sprigionano continue energie vitali, e dall’enorme capacità di giocare con le note e la musica. Fisicamente peccano di omogeneità, ma in questo genere di danza non è un fattore indispensabile, anzi proprio la diversità sottolinea l’unicità di ciascun danzatore, ognuno dotato di ottime qualità tecniche. I movimenti, scivolando l’uno sull’altro, non si lasciano analizzare ma la rapidità dei movimenti cancella di colpo le figure appena costruite, continua creazione artistica.

Per ciò che concerne le musiche, l’assoluta novità è l’aver utilizzato le melodie più conosciute dei grandi compositori come Bach, Chopin, Beethoven, Debussy, nella loro versione originale, creando in tal modo un forte contrasto tra i brani classici e i movimenti moderni. Contrasto accentuato ancor più dall’impiego di tecnologie visive all’avanguardia, come proiezioni video su pannelli mobili, parte integrante del balletto grazie ai quali diviene unico nel suo genere.

Questo spettacolo è il paradigma di come col corpo si può davvero comunicare, di come ogni gesto e movimento possa esprimere tutta la gamma dei sentimenti e dei valori, immediatamante, in maniera libera e senza mediazioni. La danza d’altronde è questo: il bisogno di tradurre in espressione motoria i meandri della psiche, le profondità più recondite dell’anima, dando forma all’inconscio. Obiettivo perfettamente raggiunto dal Ezralow e dai suoi danzatori.

Un accenno va anche al teatro Vascello che ospita lo spettacolo fino a domenica 13 aprile: un teatro aperto alla sperimentazione che si propone come vetrina di esperienze artistiche che non trovano spazio nelle strutture più istituzionali o nei teatri tradizionali, piccolo ma familiare che ha permesso ai ballerini, durante i saluti finali, di ballare e divertirsi tra il pubblico, proprio in stile “OPEN”.

 

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