[oblo_image id=”1″] La verita’è “unica e sola” o relativa? Ovvero: la verità cambia a secondo del punto di vista di chi la legge? E quali sono gli effetti della percezione della verità se è relativa? Parliamo di un dilemma pirandelliano, a cui il maestro siciliano ha risposto soprattutto con una delle sue opere teatrali piu’ conosciute: Cosi’ e’ se vi pare.
Al teatro Manzoni di Milano va infatti di scena, fino al 2 dicembre, il capolavoro di Pirandello, con protagonisti d’eccezione Giuliana Lojodice, Pino Micol e Luciano Virgilio, diretti da Michele Placido, alla sua prima prova quale regista teatrale e, come spesso afferma, da sempre legato da grande affetto all’opera di Pirandello.
Sia la sinossi che la narrazione restano comunque fedeli al testo originale. La storia è ambientata in un paese della Sicilia dove giungono, dalla Marsica (zona dell’appennino abruzzese), dopo il terremoto che ha devastato i paesi sulle montagne, due nuovi abitanti: il signor Ponza e sua suocera la signora Frola. I due marsicani suscitano immediatamente la morbosa curiosità dei nuovi compaesani siciliani, poiché il terremoto ha cancellato i loro dati anagrafici e la loro identità non è ben chiara. Questa particolarità, associata all’indole solitamente pettegola delle piccole comunità, crea tutta una serie di analisi e di supposizioni che si diffonde per il paese e a cui i nuovi arrivati rispondono con verità che si contraddicono tra loro, creando sempre più curiosità e maldicenze. Il gioco delle tante verità in realtà non è un calcolo macchiavellico dei protagonisti, ma esso stesso verità. Pirandello vuole infatti dimostrare come la verità sia relativa o comunque sfumata, e come la sua descrizione possa modificare la percezione che le persone hanno anche di loro stesse.
Nello spettacolo di Placido la scenografia assume poi un ruolo fondamentale e riassume il senso dell’opera: una stanza arredata con lo stile dell’epoca e sul soffitto un grande specchio frantumato metafora di come l’identità delle persone possa essere mutevole, e non definita. Lo specchio della rappresentazione di Placido diventa “protagonista metaforico”, l’oggetto dove tutti vedranno rivelarsi il loro doppio. La definizione di verità è uno dei temi principali su cui verte la riflessione pirandelliana, concetto che è stato sottoposto a numerose analisi e anche critiche, ma nello spettacolo di Placido l’attenzione si concentra più sulla complessità della verità che sul relativismo o la costruzione della verità oggettiva. “Io sono colei che mi si crede” è la fase finale della protagonista, che vuol anche dire che sono gli effetti di ciò che si percepisce che poi vanno a creare delle etichette. Applausi numerosi ai protagonisti, leoni da palcoscenico, coadiuvati da altri bravi attori. La scenografia è di Carmelo Giammello, i costumi sono di Sabrina Chiocchio, le musiche di Davide Cavuti e Luca D’Alberto.

Informazioni www.teatromanzoni.it