[oblo_image id=”1″]Nelle ultime sei edizioni delle Olimpiadi (estive) gli Usa ne hanno vinte ben 4 (Los Angeles ’84, Atlanta ’96, Sydney ’00 e Atene ’04), arrivando secondi nel ’92 a Barcellona e terzi (peggior risultato!) a Seul ’88. Insomma non scende dal podio da ben 24 anni e, a ragion veduta, si presenta a Pechino con i favori del pronostico. Secondo alcuni analisti, il 22 agosto di quest’anno gli Stati Uniti festeggeranno la medaglia d’oro olimpica numero 1000. Tra Giochi estivi ed invernali infatti, gli Usa sono ora a quota 973. Molti però non sono d’accordo e vedono possibile un sorpasso della Cina nella medagliere finale. Solo 4 anni fa ad Atene i cinesi conquistarono ben 32 ori, solo 4 in meno degli statunitensi e salirono 63 volte sul podio contro le 102 Usa strappando il secondo gradino del podio addirittura alla Russia. Il possibile sorpasso si basa innanzitutto sul valore del fattore campo e poi sulla fatto che il medagliere viene stilato dal Cio sulla base delle medaglie d’oro e non sul totale dei podi. Le possibilità di colmare l’esiguo divario di quattro anni fa (solo 4 ori in meno), non dovrebbe essere poi campate in aria.

Per quasi un secolo, da Atene 1896 a Seul 1988, la supremazia olimpica è stata un affare tra Usa e Unione Sovietica. Poi, con la disintegrazione dell’Impero sovietico e il crollo della Germania Est, è piano piano emersa una Cina sempre più forte. Dopo le prime timide apparizioni a Los Angeles 1932 e Berlino 1936, la Cina rientrò nel contesto olimpico solo con l’uscita di scena di Mao-Tse-Tung nella boicottata edizione di Los Angeles 1984 vincendo 15 volte.

Un successo della Cina a Pechino è visto anche come la logica conseguenza di altri sorpassi avvenuti negli ultimi danni ai danni degli Usa. Non tutti edificanti a dire il vero. La Cina è ora la quarta potenza economica mondiale, ma con l’attuale trend di crescita, il Pil è destinato a superare quello Usa nel 2032. In primavera gli asiatici sono balzati in testa come numero di utenti internet scalzando proprio gli americani. E dallo scorso anno la Cina è pure il primo produttore di CO2 al mondo, davanti agli Stati Uniti.

[oblo_image id=”2″]Forse proprio per i suoi innumerevoli risvolti extra sportivi il duello Usa-Cina è seguito con molta attenzione da analisti e gruppi finanziari. Secondo la previsione della “Pricewatherhouse”, la Cina dovrebbe battere gli Usa per una sola medaglia d’oro: 88 contro 87. Non sono della stessa convinzione gli statistici sportivi le cui proiezioni, basate esclusivamente sui risultati conseguiti in manifestazioni iridate, danno gli Usa in vetta con 46 ori contro 41. Più facile invece il sorpasso nel medagliere assoluto: lo scarto è infatti per ora minimo, 94 podi contro 100. Al successo cinese credono d’altronde anche i bookmaker: un successo asiatico nel medagliere quotato dalla Snai a 1,80 contro i 2,30 degli Usa.

Altro motivo per credere al sorpasso asiatico è l’impegno, sportivo ed economico, profuso dalla Cina fin dal 2001, anno d’assegnazione dei Giochi a Pechino. Per preparare il clamoroso exploit gli asiatici hanno investito in quegli sport in cui si assegnano molti titoli, pur se con scarsi risultati. Se continua infatti il predominio cinese nelle discipline tradizionali come tuffi, ginnastica, tiri e sollevamento pesi, la Cina non è riuscita a dare seguito a quei progressi che aveva fatto segnare nei due sport olimpici per eccellenza: l’atletica e il nuoto. È grazie a loro che in genere si decide la supremazia nel medagliere finale. Da sole infatti, queste due discipline assegnano ben 81 titoli olimpici su un totale di 302. Quattro anni fa è stato sicuramente questo il segreto della vittoria Usa. Mentre la Cina nelle due discipline conquistava complessivamente solo 4 ori, gli Stati Uniti mettevano assieme 27 medaglie di cui 7 ori nell’atletica e 28 medaglie di cui12 ori nel nuoto. Ecco spiegato il primo posto Usa proprio davanti la Cina.

A Pechino sarà sorpasso?

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