Quello che sta capitando nel dopo Charlie Hebdo è, a mio modo di vedere, la dimostrazione pratica che la nostra società è arrivata al punto di non ritorno. Confusa, frastornata, spaventata presa quotidianamente in giro da quell’informazione che pure difende a spada tratta senza neppure rendersi conto che, se siamo a questo punto, la colpa è proprio di quella “libertà di stampa” tanto osannata.

Charlie Hebdo, fino a pochi giorni fa sconosciuta ai più, non era altro che una testata satirica volgare ed irriverente, tremendamente irriverente, che non perdeva occasione di insultare pesantemente chiunque gli capitasse a tiro: Musulmani, Cristiani, la Francia intera, il suo Presidente, Maometto o Dio in persona… nessuno passava indenne dalla matita avvelenata di professionisti sicuramente eccezionali nel loro mestiere. Poi è capitato quello che è capitato e il settimanale transalpino è diventato l’inno mondiale alla libertà di stampa, alla libertà di espressione di tutti, anche nostra.

Ma le cose non stanno proprio così. Sarà la paura, sarà il momento di crisi che stiamo vivendo o forse sarà solo l’assurdo voyerismo che ci porta a sposare cause che fino all’altro ieri neppure ci interessavano o che ci spinge ad idolatrare persone di cui, se non ignoravamo l’esistenza, fino a pochi istanti prima della morte nulla ci interessava.

Quello che è indubbio è che i fatti di Parigi sono una cosa di estrema gravità e crudeltà perché una strage di questo tipo non ha nulla a che vedere con la civiltà, con l’umanità, con la religione stessa. Ma si sa, la religione è stata, è e sempre sarà il motivo principe di ogni guerra, più delle rivalità, più degli interessi economici.

Due folli armati ed inneggianti ad Allah piombano in una redazione e ammazzano 13 persone, poche ore dopo un altro folle ammazza quattro persone in un supermercato dopo averne freddata una il giorno prima in mezzo alla strada. E il mondo si ferma. Arrabbiato, spaventato s’incazza ed inizia a gridare alla vergogna: è stata colpita la nostra libertà di opinione, la nostra libertà di espressione. E tutti diventano “Charlie”, tutti si scagliano contro il nemico Musulmano… dimenticando però un fatto inequivocabile che, a molti, può anche dar fastidio si pensi prima ancora che si dica: se la sono cercata, hanno provocato per anni persone che, in passato, avevano ucciso per molto meno. Hanno irriso un popolo, la sua religione, il suo credo… ben consci di quello che poteva accadere ma con l’arroganza di farla franca grazie alla libertà di parola.

Ma la nostra libertà si ferma nel momento stesso in cui si limita la libertà di pensiero altrui. La satira, quella fatta bene, deride con irriverente classe non infanga, non insulta volgarmente e, soprattutto, non provoca in modo deliberatamente e scandalosamente indecoroso.

Sui social si sprecano le citazioni, una su tutte la celebre frase di Voltaire che, tra l’altro, storicamente è dimostrato che di Voltaire non è… ma qui poco conta. “Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo”. Una frase non solo attualissima ma stupenda nella sua semplicità. Peccato però che la si stia usando a sproposito perché il senso stesso di queste parole è lontanissimo da Charlie Hebdo e dai suoi disegnatori. Quel “…difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo!” è in questo caso fuorviante, non va associato all’assassinio di una ventina di persone ma va associato, in questo caso, ad una ideologia che andava accettata seppur non condivisa e che, visto anche la pericolosità dei gruppi estremisti che sono fomentati da una visione spesso distorta dell’essere Musulmano, andava se non evitata almeno esposta in modo non volgare ed insultante.

E’ inutile nascondersi: la libertà è pura utopia e combattere per le utopie non porta da nessuna parte. Non siamo liberi in nulla anche se crediamo di esserlo. Siamo vincolati alle nostre scelte, alle nostre possibilità, siamo legati a chi ci governa. Non siamo liberi di far nulla se non di pensare con la nostra testa senza farci fare il lavaggio del cervello da chi, controllando giornali e media vari, ci propina notizie influenzandoci in modo irresponsabile.

I Musulmani non sono tutti assassini così come i Cristiani non sono tutti Santi. Il vero dramma che si è consumato a Parigi non è stato l’aver colpito la libertà di espressione del popolo ma è stato l’aver ucciso a sangue freddo diciotto persone. E scusatemi se non scrivo “Je suis Charlie” ma a me, sinceramente, fanno molta più pena l’ospite che era in redazione, i correttori di bozze che magari avevano trovato quel posto di lavoro dopo ricerche estenuanti, il portiere del palazzo sede di Charlie Hebdo, i due poliziotti e la vigilessa, le quattro persone che stavano facendo tranquillamente la spesa in un supermercato cittadino.

Gente che probabilmente non ha mai insultato Cristo o Allah ma a cui, per colpa di chi in nome della libertà di stampa non si è minimamente preoccupato delle conseguenze, hanno tolto il bene più grande che potessero desiderare: la libertà di poter vivere.

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