***image1** Uno dei miei primissimi ricordi da giovanissimo Petrolhead – oltre al rumore degli scarichi della Miura del vicino che alla tenera età di due anni mi faceva costruire scalette improvvisate per raggiungere il davanzale e godermi lo spettacolo ed alla (mai abbastanza) mitizzata vittoria di Munari+Mannucci+Fulvia HF Fanalone al Montecarlo del ’72 – era ogni anno puntuale come il Natale con un mese e mezzo d’anticipo, il Salone dell’auto di Torino, all’epoca tenuto nei padiglioni di Torino Esposizioni, a due passi dal castello del Valentino. Non era nemmeno il caso di insistere più di tanto con i miei, e di solito alla fine del giro nei padiglioni disegnati da Nervi per Italia’61 la mia personale festa continuava al museo dell’auto di Corso Unità d’Italia. L’appuntamento si ripeteva annualmente sino al 1982 quando prese cadenza biennale e la sede fu spostata al Lingotto. nel 1988(l’anno in cui presi la patente) venne spostata in primavera. In quell’anno la produzione di auto in italia toccò il suo apogeo, con oltre 1,9 milioni di autovetture prodotte, grazie anche al successo commerciale della Fiat Uno e a quelli sportivi della Lancia Delta Integrale e dell’Alfa Romeo 75. in quegli anni si era venuta a consolidare intanto un’altra realtà di salone, più legata all’aspetto emozionale dell’auto (e dei motori in genere) il Motor Show, organizzato dalla Promotor  negli spazi del quartiere Fiera a Bologna, attirava una folla di entusiasti (come il sottoscritto)focalizzati molto più sui motori in azione rispetto all’appuntamento quasi istituzionale di Torino, molto più legato all’auto come prodotto da vendere. E allora si vedevano gare di ogni categoria organizzate nei circuiti salotto della Fiera, dalle minimoto alla F1, dai Rally (erano gli anni delle gruppo B -mostri da 600 e più cv – e poi delle meno potenti ma altrettanto performanti Gr.A) al motocross, con un incredibile afflusso di appassionati che visitavano anche i padiglioni chiusi dove le case costruttrici davano il meglio di se, curando più l’aspetto emozionale e corsaiolo dei propri prodotti che quello puramente dell’auto come mezzo di trasporto. Inutile dire che alla fine degli anni’80, con l’economia in forma smagliante e in un paese appassionato di motori come il nostro i due saloni avevano tutto lo spazio per sopravvivere (anche perchè il Motor show era appuntamento fisso della prima settimana di dicembre, alla fine delle stagioni sportive). In quegli anni il gruppo Fiat (guidato dal compianto Ing.Ghidella, uno che di auto ne capiva veramente) pesava sul mercato europeo quanto e più che Vw-Audi. Peraltro dal 1992 l’organizzazione del salone del Lingotto , nel tentativo di rendere meno “Sabauda” e rigida la propria atmosfera, passo proprio alla Promotor, che ne curò tutte le edizioni successive. Senza peraltro grossi successi , visto che le case cominciarono a ritenere non più vantaggioso l’investimento in due saloni nello stesso mercato che -seppur di importanti dimensioni non arrivava molto oltre i 2 milioni di vetture. E fu così che dopo l’edizione del 2000, disertata da Renault e da molte case giapponesi, l’edizione 2002 venne annullata in quanto avrebbe visto la sola partecipazione del gruppo Fiat. Qualche anno dopo, nel 2006, la gallina dalle uova d’oro Promotor veniva acquisita dal gruppo francese GL events, che ha saputo prendere degnamente il posto dello storico  patron Cazzola. Finché oggi,  con il mercato dell’auto in Italia ridotto a numeri da metà anni ’70,snobbato da tutte le case (recentemente per poter “toccare con mano” il modello che dovevo ordinare in una concessionaria torinese sono dovuto andare sino a Lugano…) e con il governo italiano che non fa nulla per far riprendere un settore che da lavoro a centinaia di migliaia di persone, sono nuovamente venuti a mancare gli attori principali dell’evento bolognese. E la GL Events ha annunciato sulla pagina facebook del Motor Show che    venendo a mancare il mercato, giocoforza viene anche a mancare lo spettacolo. E se l’auto per molti è stata un piacevole sogno, oggi sembra  non essere più tempo di sognare. Si sa, i sogni muoiono all’alba, ma per noi appassionati il giorno che sta per nascere non lascia presagire nulla di buono.

Advertisement