[oblo_image id=”3″]Aperta fino al 20 dicembre, l’attuale mostra alla Dep Art di Milano puó essere un ottima occasione per avvicinarsi alla poetica di Emilio Scanavino, poliedrico artista (è stato anche scultore) qui rappresentato perloppiú da una selezione di dipinti eseguiti nell’arco di una trentina d’anni, dalla metà degli anni Cinquanta fino alla morte.

Tralasciate le opere di declinazione espressionista (anni Quaranta) e postcubista (primi anni Cinquanta), una scelta che ovviamente permette al visitatore una lettura piú omogenea dell’intero percorso, la mostra in questione si focalizza sull’adesione di Scanavino a quella pittura segnica e gestuale di matrice Informale apparsa in Italia qualche anno dopo la fine del conflitto mondiale, alla quale l’artista genovese si era avvicinato grazie all’incontro con Fontana, Baj, Dova e Crippa.

[oblo_image id=”4″]Spinto, come del resto i suoi “compagni”, dal rifiuto per i tradizionali modi di espressione quali linea, colore e figura, ritenuti ormai privi di significato, Scanavino propone una rilettura degli stessi attraverso il segno, il gesto e la materia, ponendo al centro della propria opera non tanto il soggetto ma l’atto creativo in sé. Con la fine degli anni Sessanta e l’inizio del decennio successivo il suo segno diventa piú riassuntivo, quasi aghiforme, e la sua pittura piú geometrica e apparentemente meno istintiva, piú incentrata a catturare i valori e le simbologie degli enigmatici rapporti tra uomo e Dio (I bastoni di Dio), tra terreno e ultraterreno (La porta), tra Io e l’altro (L’intruso), attraverso una stilizzazione fisionomica e una ricercata cromia contrastata che annullano ogni aggancio diretto con la realtà.

SCANAVINO “1954 – 1983”
Dep Art, Milano

Martedì – sabato 15-19.
Mattina e Festivi su appuntamento
14 novembre – 20 dicembre 2008

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