[oblo_image id=”1″] In attesa di capire se Diego è veramente l’uomo del destino o se Giovinco ha finalmente superato lo status di eterna promessa, la Juve si coccola Mauro German Camoranesi. Nel 4-2-3-1 disegnato da Ciro Ferrara, la certezza è rappresentata dal gaucho: il meno reclamizzato nei proclami di inizio stagione, senza ombra di dubbio il più decisivo alla prova del campo. Il nuovo modulo era stato salutato come una benedizione nella prima esibizione contro la Sampdoria. Un 5-1 con schiocco che sembrava il preludio ad un deciso cambio di marcia in casa bianconera: Amauri goleador, Camoranesi impareggiabile demiurgo di un gioco finalmente convincente. Entusiasmi bruscamente sopiti dal rovescio con il Napoli. Ma al di là dell’ingenuità nel farsi rimontare dal 2-0, sulla gara con i partenopei ha pesato terribilmente l’uscita per infortunio del folletto con la maglia numero 16. Accusato il colpo, i bianconeri si sono tuffati in Champions League. Gara spigolosa con il Maccabi, ma alla fine sono arrivati tre punti. Brutti, sporchi e preziosissimi. La firma sul successo? Mauro German Camoranesi. Prima della sosta, c’era ancora in programma l’ultimo ostacolo nel difficile inseguimento all’Inter. Contro l’Atalanta in una gara che rischiava di essere lo spartiacque della stagione, per l’ennesima volta è salito in cattedra lo stesso professore di calcio. Che non avrà il fascino dell’ultimo arrivato, ma che ha ancora tanto da insegnare al resto della classe. Due gol in un tempo ad impreziosire un match già colmo di ricami, ghirigori con il pallone, assist illuminanti e giocate ad effetto. Al ritorno dalla pausa per le nazionali, la Juve ritroverà anche i degenti di lungo corso Marchisio, Sissoko e Iaquinta. Ma il vero valore aggiunto rimane l’argentino diventato campione del mondo con la nostra nazionale: un luminare così colto da poter mantenere la cattedra come regista, finalizzatore, tornante o mezzala. In due parole: un fuoriclasse.