[oblo_image id=”1″] Con un freddo comunicato, la Federazione Italiana di rugby ha annunciato che l’avventura di Nic k Mallett come commissario tecnico della nazionale azzurra si chiuderà con i mondiali neozelandesi in programma a settambre. Stando alle informazioni ufficiali, la scelta di separarsi sarebbe legata alla necessità di trovare nuovi stimoli dopo quattro anni di collaborazione: le precedenti esperienze insegnano come sia preferibile troncare prima che il rapporto si logori usurato dall’abitudine. Ma la decisione lascia sospetti sia nella sostanza che nella forma. L’allenatore neozelandese. seppur con risultati altalenanti, si era fatto apprezzare soprattutto per la capacità di costruire un assetto degno delle compagini più attrezzate a livello continentali. Si è impegnato per ricompattare il settore giovanile, per fornire basi e slancio al movimento puntando su quell’organizzazione indispensabile nel lungo periodo. Non è un caso che i giocatori si siano sempre schierati dalla sua parte e che la credibilità internazionale dell’Italrubgy sia lievitata durante l’ultimo quadriennio. Ma ancora più difficile è capire quale fretta ci fosse nel comunicare ora l’intenzione di non rinnovare il contratto. Era così necessario turbare l’ambiente quattro mesi prima dell’appuntamento iridato, alla luce anche di un 6 Nazioni confortante sul piano del gioco? Era così urgente far trapelare il nome del probabile sostituto, il francese Brunel, con il rischio di delegittimare l’attuale selezionatore? Domande che appaiono irrisolte mentre rimane l’unica certezza è che il futuro è incerto. La speranza è che il gruppo reagisca compattandosi ancora di più attorno al tecnico uscente tirando fuori il meglio proprio una volta giunto al punto di non ritorno.

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