Antonio Tallura
Antonio Tallura

Il suo voto è noto al grande pubblico grazie a fiction di successo come Incantesimo,Vivere, CentovetrineLa Squadra,Un posto al sole ma il percorso artistico di Antonio Tallura è molto più articolato e lascia prevedere un futuro ricco di soddisfazioni. La sua carriera, che inizia dopo aver ottenuto il diploma presso la Scuola d’Arte Drammatica di Roma, spazia dal teatro al cinema, passando per la tv e la radio. Inoltre, diventa insegnante presso la scuola di cinema di Roma, senza mai dimenticare le sue origini calabresi, che ricorda nella sua raccolta di poesie “Naca mia“, datata 2011. Si racconta in esclusiva per Oblò, dove si è prestato con la consueta cordialità alla nostra intervista.

– Antonio, cosa consigli ai giovani che vogliono intraprendere la tua stessa strada? Ai giovani oggi è difficile dare un consiglio per le difficoltà che stiamo attraversando, ma ho sempre suggerito a chiunque volesse intraprendere la strada del teatro-cinema, o dell’attore in generale, di studiare. Bisogna studiare ed impossessarsi degli strumenti della tecnica altrimenti è molto complicato non solamente per la ristrettezza del lavoro.

 Sei molto autocritico o rivedi con piacere le tue interpretazioni? Potessi tornare indietro nella tua carriera, che cosa cancelleresti? Quando ci si rivede in tv non sempre si è soddisfatti, perché ti trovi difetti che altri non scorgono. Ciò nonostante, fa sempre molto piacere. Fortunatamente, del mio lavoro non cancellerei niente perché tutte le esperienze, sia negative che positive, servono sempre.

– A quale personaggio sei rimasto più affezionato? In genere si rimane legati a tutti i personaggi, perché sono come delle tue piccole creature. Ad esempio,ad Arturo Maffioli di Vivere, come al boss della serie Crimini, ma soprattutto a Nicola Freddi della fortunata serie televisiva Incantesimo, che dopo otto anni è riuscito ad eliminare ogni differenza col personaggio.

– Quale è il rapporto con la tua terra, la Calabria? Il rapporto con la mia terra, la Calabria, è stato sempre molto forte, di assoluto amore, quasi cieco. Poi ho capito che bisogna amare, ma anche avere un po’ di lucidità, altrimenti tutto va bene. Invece, non sempre è così, bisogna guardare problemi e difetti, cercando di affrontarli e correggerli.

Sei rimasto molto legato alle tue radici e ne sei un esponente pubblico: la consideri più una responsabilità o un privilegio? Sono molto legato alla Calabria, come un cordone ombelicale da cui è difficile staccarsi, e ne sono molto contento. Torno sempre e ritrovo le cose più care e più belle, come la qualità della vita che è ancora un privilegio,anche se chi la vive non sempre se ne accorge. Mi manca tantissimo, certo, ma ho sempre detto che i nemici della Calabria sono i calabresi stessi che non riescono a vedere più in la del proprio passo e soprattutto di una classe politica ignorante, incompetente, rozza ed egoista. Comunque la Calabria, con il suo mare e le sue rovine, i suoi borghi e la natura, e le notti stellate sono uniche e sono queste che ho nel cuore.

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