[oblo_image id=”1″] 11 punti in 36 partite,una vittoria, 8 pareggi e”appena” 27 sconfitte. Peggior attacco e peggior difesa della PremierLeague con un ultimo posto mai in discussione fin dalle primegiornate. Leggendo la classifica del Derby County pensi di trovartidi fronte una squadra allo sbando, con i tifosi sul piede di guerra eun ambiente già in aperta contestazione. E invece nelle East Midlands regna una serenità quasi irreale. Per il posticipo contro l’Arsenal di Wenger si è registrato il consueto sold out,tutto esaurito come se si trattasse di un incontro fondamentale con inpalio chissà quale obiettivo stagionale. Non è il mondo che si ècapovolto, è soltanto il calcio che torna ad essere vissuto nel modogiusto. Nessuna manifestazione di protesta, nessuno striscioneoffensivo nè un solo fischio dagli spalti. 34.000 tifosi con magliettae sciarpa del club che continuano ad inneggiare per i propricolori senza far mai mancare l’incitamento ai giocatori che scendonoin campo con la stessa incrollabile dignità.

Lo stadio si chiama Pride Park enessun altro nome poteva essere più giusto per celebrare l’orgoglio diun’intera città che accetta le sconfitte in serie della squadrasenza sprofondare in crisi isteriche e senza nascondersinell’indifferenza. La storia del Derby è prestigiosa: 124 anni di vita,due titoli inglesi negli anni settanta e una Coppa d’Inghilterra nelpalmares. Ora però la squadra non ha più individualità di spicco e lacampagna acquisti viene fatta giocando al risparmio. Contro i clubfacoltosi e milionari della Premier, il povero Derby si ritrova adessere un vaso di terracotta tra vasi di ferro. Tuttavia lo spirito noncambia. E con tifosi che continuano a seguire i propri beniamini anchein trasferta (4.000 per assistere alla sconfitta contro il West Ham),anche la retrocessione non fa paura. I rams, gli arieti come sono soprannominati i giocatori, proseguiranno nella loro avventura. Ultimi ma fieri.

Per la cronaca, contro l’Arsenal il Derby ha incassato 6 gol. Maproprio i tifosi ci hanno ricordato come nel calcio il risultato nonsia tutto. E anche chi vince faticherebbe ad insegnare qualcosa di piùimportante.

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