(Adnkronos) – "Ormai siamo al Far West". Il chirurgo plastico Paolo Santanchè, "una vita dedicata alla professione", clientela "consolidata e fedele", torna a denunciare quello che "proprio non va" nel variegato mondo del ritocco di bellezza: "Gente che si proclama specialista e non lo è, sedicenti 'chirurghi dei Vip', millantatori da 'mille interventi l'anno' che neanche Pitanguy arrivava a fare, soggetti rifatti come caricature che si definiscono autodidatti 'perché tanto la specializzazione non serve', presunti 'guru' che pontificano e poi fanno disastri". In tutto questo "io non mi ci riconosco più", spiega in un'intervista all'Adnkronos Salute. "E non lo dico certo per paura che mi si faccia concorrenza", precisa. "Lo ripeto perché amo il mio lavoro, perché troppi pazienti ogni giorno rischiano la salute e vanno tutelati". Invece "in Italia chi dovrebbe controllare latita. Sulla carta le leggi esistono, ma nei fatti non vengono rispettate. Le segnalazioni? Le mie – riferisce – sono cadute nel vuoto". Confrontando il numero degli iscritti a organismi di categoria come la Sicpre (Società italiana di chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica) o l'Aicpe (Associazione italiana chirurgia plastica estetica) con le dimensioni della "pletora di operatori offrono prestazioni nel settore in questo Paese", Santanchè calcola che "gli specialisti, quelli con tutti i titoli a posto, se va bene saranno forse la metà". Le trappole scattano via social: "Vado su Instagram e mi imbatto nelle pubblicità di chirurgia estetica. Ne vedo tante", assicura il medico. A parte "il disgusto per il modo in cui molti si pubblicizzano, atteniamoci alla legge: se ti definisci chirurgo plastico o chirurgo estetico – avverte – devi avere la specializzazione in Chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica. Non ci sono equipollenze che tengano, devi averla punto, devi esserti guadagnato quel titolo. Invece vai a verificare sul sito della Fnomceo", la Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, "e scopri che buona parte di questi signori non sono specialisti in niente o lo sono in una disciplina che non c'entra nulla. Quanto può essere affidabile uno che si già si presenta mentendo sui titoli che ha?". "Io una volta ci ho provato a fare una segnalazione all'Ordine dei medici – racconta Santanchè – però non è successo niente, il vuoto. Gli Ordini dovrebbero tutelare i medici, in questo caso gli specialisti dai cialtroni. E soprattutto dovrebbero proteggere i pazienti, mentre la mia impressione è che nessuno pensa a tutelarli. Se non ha gli strumenti per difendersi da solo, il paziente legge e ci crede. Il problema è serio", insiste l'esperto. "Qui non parliamo di marachelle, parliamo di reati perseguibili secondo il Codice deontologico e secondo la legge. Parliamo di azioni punibili con l'espulsione dall'Ordine dei medici e dai tribunali", incalza il chirurgo. "Anche il Garante della pubblicità, dov'è? Siamo di fronte a una pubblicità illegale e immorale, tutto il contrario dell'etica professionale, e nessuno che fa niente. Bisogna fermare tutto questo", è l'appello. "La chirurgia estetica è una branca della medicina – chiarisce Santanchè – è una cosa delicata, non puoi lasciarla in mano a chiunque, a gente senza titoli e senza scrupoli che pubblicizza impunita trattamenti che non stanno né in cielo né in terra. Un'altra cosa che anche i pazienti dovrebbero capire, e provo sempre a trasmetterla quando ci parlo, è che al di là della capacità e della preparazione c'è pure un discorso etico da fare. Attenzione a chi ne fa un business", ammonisce lo specialista, a "quelli che magari hanno decine di studi in tutte le regioni. Il chirurgo, più è commerciale, meno facilmente è professionale. Quando opero un paziente, come lo seguo se subito dopo sono a chilometri di distanza a intervenire su un altro? Se io sono un bravo chirurgo, le persone da me ci arrivano da sole. Se invece devo andare in giro per l'Italia a cercarmi i pazienti, forse è perché tutta questa bravura non ce l'ho", riflette l'esperto. "'Non si fa più il lifting', dicono altri, molti di quelli che fanno medicina estetica. Ma ragioniamo un attimo", invita lo specialista: "Nel momento in cui effettivamente viene inventata una tecnica che davvero può sostituire una determinata chirurgia, in quello stesso istante, automaticamente, la chirurgia in quel campo smette di aver senso di esistere. E' accaduto ad esempio con il lifting delle rughe della fronte, che da quando è arrivato il botulino ovviamente non si fa più. E' la dimostrazione che non si vuole ingannare il paziente operandolo a tutti i costi. Non è che il chirurgo per forza vuole fare la chirurgia, se c'è un trattamento sicuro più semplice e più comodo. Se invece la vuole fare, se continua a proporla come la via migliore – chiosa Santanchè – è perché l'alternativa ancora non c'è". Un biglietto aereo andata e ritorno e in mezzo, tutto compreso, insieme al soggiorno in hotel e alle visite guidate alla scoperta del territorio, anche il ritocco di bellezza dei sogni. Viso ringiovanito, seno nuovo, pancia e glutei scolpiti, chioma e denti perfetti. "Poi però si arriva a casa e sono dolori". Fra i pendolari del turismo estetico all'estero "osserviamo sempre più spesso complicanze spaventose", racconta il chirurgo. "Arrivano con necrosi alla mammella o sull'addome, protesi fuori sede, infezioni del cuoio capelluto", elenca lo specialista "solo per citarne alcune". Il fenomeno dei pacchetti-vacanza con interventi low cost – in questi giorni sotto i riflettori Oltremanica dove le autorità Uk garanti per la pubblicità hanno lanciato alert, avviato monitoraggi e fissato regole, come riferito dal 'Guardian' – in Italia pure "negli ultimi tempi sta assolutamente crescendo e sta diventando una piaga", segnala il medico. "Lo vediamo ogni giorno – spiega – confrontandoci fra specialisti: i danni assurdi per i quali ci chiedono aiuto si moltiplicano". Dall'Albania alla Turchia, fino a mete più esotiche che vanno dal Messico alla Colombia o alla Thailandia, sono tanti i Paesi in cui agenzie dedicate alimentano un business sempre più florido. "Se uno partisse e tornasse felice – ragiona Santanché – sarebbe al limite un fatto sgradevole per chi lavora qui, ma finirebbe lì. Il problema, invece, è che anche all'estero ci sono i 'buoni' e i 'cattivi'". E così capita di rientrare alla base, quando va bene, "con risultati non soddisfacenti che obbligano a rioperarsi finendo per pagare due volte", ma quando va male "con complicanze che comportano rischi seri per la salute, cose per cui si finisce in pronto soccorso, a gravare sul Servizio sanitario nazionale che mi pare non abbia bisogno anche di questo". "Si parla di normare la pubblicità degli influencer? Bene, si sappia allora – fa notare il chirurgo – che sui social è pieno di personaggi che sono andati a rifarsi il naso, le labbra o altro in Turchia, in Albania o altrove, e che fanno pubblicità". Quello del turismo estetico "è un fenomeno che ha un sacco di sfaccettature e che necessita di controlli mirati, perché alla fine – ammonisce Santanchè – la protezione del paziente è interesse di tutti". —salute/sanitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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“Fermate il Far West del ritocco”. L’appello del chirurgo plastico Paolo Santanchè
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