Visitare una mostra fotografica è vedere il mondo attraverso altri occhi. È questa la sensazione profonda che mi conduce verso l’osservazione delle immagini, cercando di sintonizzarmi sulla lunghezza d’onda del fotografo, per capire cosa sta comunicando e quali siano i significati racchiusi – al di là della dimensione puramente estetica – all’interno del quadro che mi presenta.
Nel corso della prima edizione di EXPOSED – Torino Foto Festival, che si è conclusa lo scorso 2 giugno, ho selezionato alcune tra le ventotto mostre, in base a come mi ha ispirato la loro presentazione sul programma, così come potrebbe comportarsi uno dei sempre più numerosi turisti che decidono di visitare la Torino odierna.
Partendo dai grandi e suggestivi saloni delle OGR, ecco una serie di fotografie di installazioni dove il fruitore è invitato a contribuire alla costruzione dell’immagine, sguardi inconsueti e nuovi campi esperienziali. Il viaggio entra poi nella dimensione dell’immagine fotografica stampata al Polo del ‘900; qui si vedono alcune foto da ricerche antropologiche condotte nel deserto della Namibia: luci e forme che propongono paesaggi di un mondo sabbioso, inconsueto e lontano. Proseguendo sul filone africano approdo a Palazzo Madama dove, nell’atmosfera antica del piano terra, entro in contatto con immagini forti, caratterizzate dal vissuto dei soggetti: le atrocità del colonialismo britannico in Kenya negli anni ‘50. Mi sposto poi a Palazzo Birago; qui la mostra consiste in una striscia unica di tessuto che si snoda per diverse stanze: l’autrice racconta la sua storia attraverso la stampa di nebulosi e quasi indistinti fotogrammi, tratti da un film girato in pellicola 35 mm.
In alcune sedi espositive sono presentati dei video; tra questi ho scelto per primo quello che racconta di una sedia in cerca di un luogo ove sedersi. Realizzato elettronicamente in 3D, si raggiunge dopo aver attraversato le sale di Gallerie d’Italia dove, sino a settembre, è allestita la mostra del National Geographic La Grande Saggezza, di Cristina Mittermeier. Presso la Fondazione Merz l’altra video opera selezionata è un misto tra visioni di natura ed elettronica: l’autrice narra della propria infanzia e della sua paura verso lumache. Nelle sale attigue alcune installazioni sul tema del sacro rapportato alla vita di tutti i giorni. Nello stesso periodo si è svolto il Salone del Libro,
occasione che mi ha permesso di salire sulla pista del Lingotto e vedere l’opera unica Untitled di Felix Gonzalez-Torre, installazione diffusa anche in altri luoghi del territorio: è una gigantografia in bianco e nero che ritrae un letto disfatto… lascio al lettore l’opzione di indagare sulle motivazioni dell’autore.
A Camera un’interessante ricerca audio-fotografica sulle minoranze linguistiche, molto interessante soprattutto per la giovane età dei tre fotografi coinvolti. Alla Cavallerizza Reale, sede di Paratissima, una serie di stampe su stoffa di tre autori norvegesi, in tema di sessualità libera da ogni discriminazione.
Ultime ma non ultime le due mostre che, per il mio trascorso fotografico, sono più legate all’immagine classica di reportage e di studio artistico che preferisco. Presso la Manica Lunga del Castello di Rivoli il progetto Expanded With, azioni performative degli anni ‘60-’70, Land Art r Body Art, mentre alla GAM – Civica Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, Expanded – I Paesaggi dell’Arte: Luigi Ghirri, Armin Linke, Gianfranco Gorgoni ed Ugo Mulas, immagini che rappresentano un’importante fetta di storia della fotografia, un filo conduttore continuo passato-presente-futuro.
Penso di aver visto le premesse per auspicare un successo in crescita e per attendere con curiosità la prossima edizione.