Victor Estrella Burgos ha regalato la storia più bella degli Us Open 2014 e possiamo dirlo già ora anche se il torneo non ha neppure scollinato la boa della prima settimana. Nato a Santiago de los Caballeros nella Repubblica Dominicana, Estrella Burgos è uno dei veterani del circuito con 34 primavere sul groppone. E’ diventato professionista nel 2002 ma non riuscendo a sfondare e non potendo contare su appoggi economici esterni, era tornato in patria per raggranellare soldi facendo l’istruttore di tennis negli alberghi e nelle strutture per ricchi. Quando riusciva a mettere da parte qualcosa, ripartiva l’avventura dei tornei challenge o di caratura minore che avesse come caratteristica comune quella di essere low cost. Perché al di là dei fenomeni strapagati, è bene ricordare che dal numero 150 del ranking a scendere, il tennis è uno sport dove è difficile guadagnare a sufficienza per garantirsi le trasferte previste dal calendario Atp.
Estrella Burgos è stato così metà giocatore e metà istruttore. Lui esponente del popolo costretto per anni a insegnare a ricchi e facoltosi turisti come impugnare una racchetta mentre sognava di potersi dedicare al 100% all’agonismo. Il suo score nei tornei del Grande Slam era drammatico: tutte sconfitte. Ma lo sport sa mettere a posto i conti anche se fuori tempo massimo. E incredibilmente a 34 anni suonati, Estrella Burgos ha finalmente trovato i suoi glory days in un torneo prestigioso come gli Us Open. Faticava a contenere la gioia dopo aver battuto l’olandese Sisling al primo turno, aveva difficoltà a trattenere le lacrime al termine del match del secondo turno concluso trionfalmente con il giovane astro nascente Borna Coric.
Ora il tabellone mette Estrella Burgos di fronte a Milos Raonic, testa di serie numero 5. Non c’è una sola ragione tecnica, fisica o logica per pensare che il canadese possa faticare con il simpatico dominicano. Ma i sogni dei bambini non muoiono mai e il sogno di Estrella Burgos di fare il tennista a tempo pieno si è avverato ad un’eta tale per cui molti colleghi pensano di appendere la racchetta al chiodo. E quando uno comincia a sognare, continuare a farlo non costa nulla.