[oblo_image id=”1″] Se ci sono due squadre agli antipodi queste sono Spagna e Grecia. La nazionale iberica è tradizionalmente considerata l’eterna incompiuta. Ha regalato talenti purissimi ma non ha mai raccolto successi di rilievo. Anzi, nelle occasioni più importanti si è spesso sciolta mostrando un’atavica fragilità mentale. La Grecia, invece, ha sempre dovuto fare i conti con gravi limiti tecnici ma – seppur ancora per poco – può fregiarsi del titolo di regina continentale. Nel 2004 ha conquistato il titolo con una solidità caratteriale invidiabile: irretiva l’avversario attendendo pazientemente l’errore e a fine gara raccoglieva più di quanto avesse seminato.

Il gruppo D dell’Europeo austro-svizzero le ha riunite. E il primo turno ha regalato un suggestivo confronto a distanza tra due concezioni di gioco diametralmente opposte. Stavolta però gli dei del pallone sono stati magnanimi premiando chi oltre al risultato cerca anche lo spettacolo. La dimostrazione di forza della Spagna contro la Russia è stata inequivocabile. Possesso di palla e velocità rendono le “furie rosse” tra le più serie candidate al successo finale. Gli ingredienti per riscattare anni di delusioni ci sono tutti: l’organico è di livello altissimo, l’età media molto bassa garantisce freschezza atletica e in tutti i reparti il tecnico Aragones ha l’imbarazzo della scelta. L’unico dubbio riguarda la tenuta mentale quando la competizione entrerà nel vivo. Già ai mondiali tedeschi, gli iberici partirono a razzo rifilando un sonante poker all’Ucraina ma si spensero già negli ottavi allorchè si arresero all’esperienza della Francia. Ma almeno per il momento non si può che applaudire la Spagna per aver offerto in assoluto l’esibizione più convincente fra tutte le partecipanti.

Non se la prendano i Greci – popolo amabile di una terra dall’inimitabile ricchezza storica – ma la sconfitta della loro nazionale è una gioia per tutti gli appassionati del bel calcio. Senz’altro la tattica scelta da Rehagel è la più congeniale per le caratteristiche del gruppo e sarebbe stato scellerato cambiarla dopo il trionfo della rassegna portoghese. Tuttavia, una disposizione così “catenacciara” e ostruzionistica non è esattamente il miglior spot per quello che dovrebbe essere il gioco più bello del mondo. Non è un caso che a condannare gli ellenici sia stata la prodezza di un fuoriclasse di nome Ibrahimovic. Perchè anche chi cerca di ridurre al minimo i rischi deve fare i conti con delle variabili impazzite che nel calcio hanno le sembianze dei campioni.

Questo il responso provvisorio: vedremo nello scontro diretto se il verdetto del campo corrisponderà al gusto estetico. Per i greci che fanno già gli scongiuri, ricordiamo una celebre frase di Nereo Rocco, allenatore di un calcio ormai lontano che aveva però già ben chiaro quanto contasse il risultato. Ad un giornalista che lo aveva fermato alla vigilia di una partita salutandolo con il tradizionale “Vinca il migliore” rispose in dialetto friulano: “Sperem de no!”