(Adnkronos) – Il mare, il sole e il cielo terso: Bari è la città italiana con il clima migliore secondo il rapporto “Qualità della vita 2024” de Il Sole 24 Ore. La vivace “città di San Nicola” scalza Imperia e si classifica prima tra 107 città capoluogo nell’indice del clima stilato sulla base dei dati forniti da 3bmeteo 2010-2023.  La graduatoria analizza dieci parametri che misurano le più frequenti condizioni di bel tempo scelti ed elaborati dalla redazione della testata e validati dal team di esperti meteorologici di 3bmeteo. In generale emerge una grande rivincita del Mezzogiorno e della Puglia in particolare (Alessandro Brunello ci ha visto lungo!): dietro Bari e la ligure Imperia, si posiziona la provincia pugliese di Barletta-Andria-Trani e nella top ten rientra anche la città pugliese di Brindisi, in ottava posizione. Si conferma la tendenza delle regioni meridionali e costiere a offrire condizioni climatiche più miti.  Non è un caso se nella parte bassa della classifica troviamo Belluno, che con un punteggio di 398,1 si colloca all’ultimo posto, caratterizzata da giorni freddi e nebbia persistente. Anche Lecco e Verbano-Cusio-Ossola, con il cielo spesso uggioso, evidenziano la differenza climatica tra il Nord e il Sud della penisola. Per la prima volta, una regione del Mezzogiorno conquista il primo posto nell’indice sintetico tematico della Qualità della vita, scalzando Imperia, che ora si trova al secondo posto. La città ligure aveva detenuto la leadership nelle precedenti edizioni: la prima, pubblicata nel 2019 con dati dal 2008 al 2018, e la seconda nel 2022 con dati dal 2011 al 2021. 
Il capoluogo pugliese, insieme a sei altre città del Sud, domina la top ten del benessere climatico. Ecco le prime dieci posizioni: 1. Bari 2. Imperia 3. Barletta-Andria-Trani 4. Catania 5. Pescara 6. Livorno (unica città del Centro Italia nella top ten) 7. Chieti 8. Brindisi 9. Agrigento 10. Cagliari La classifica della “Qualità della vita – Indice clima” premia principalmente le aree costiere e alcune città di alta quota, come Aosta ed Enna, che beneficiano di una migliore circolazione dell’aria rispetto alle aree interne. Queste località vantano più ore di sole, un indice di calore medio-basso mitigato dalle brezze estive, e pochi eventi climatici estremi. Il parametro delle precipitazioni favorisce le località con meno giornate piovose all’anno, penalizzando però quelle più soggette a siccità. Si vive meglio dove piove meno, a patto che la ridotta piovosità non porti a carenze idriche significative.
 Attenzione però: clima migliore non significa migliori condizioni ambientali. Sul lato opposto della classifica troviamo Belluno che si piazza all’ultimo posto a causa di diversi fattori climatici: • Ore di sole: Belluno registra appena 6,7 ore di sole al giorno, contro una media nazionale di 7,8; • Giornate fredde: in media, 23,6 giornate all’anno con temperature massime percepite inferiori a 3°C; • Umidità relativa: Belluno è penultima per l’elevata umidità relativa, con 255 giorni l’anno che risultano troppo secchi d’estate (meno del 30%) o troppo umidi d’inverno (oltre il 70%); • Giornate piovose: la città conta 118 giorni piovosi all’anno con almeno 2 millimetri di precipitazioni cumulate, superata solo da Lecco, che ne conta 122. A seguire in quella che gli appassionati di calcio chiamerebbero la “parte destra” della classifica, troviamo: – Lecco: Prima per numero di giornate piovose, con una media di 122 giorni all’anno. – Rovigo: Il territorio con il maggior numero di giornate di nebbia, oltre 57 all’anno; – Verbania: Ultima per frequenza di precipitazioni estreme, con 90 giorni di pioggia intensa nel decennio; – Varese: Penultima per “bombe d’acqua”, con 76 episodi nel decennio; – Como: Terzultima per “bombe d’acqua”, con 74 episodi nel decennio; – Alessandria: 106ª nella classifica generale; – Pavia: 105ª nella classifica generale; – Cremona: 104ª nella classifica generale; – Piacenza: 102ª nella classifica generale; – Lodi: 101ª nella classifica generale; – Asti: 100ª nella classifica generale; – Ferrara: 99ª nella classifica generale. 
Tra le grandi città italiane, Cagliari si distingue in positivo, conquistando il 10° posto nella top ten del benessere climatico, mente Milano si piazza all’ultimo posto, l’86° nella classifica generale. Roma si piazza al 25° posto, seguita da Napoli al 26°, Venezia al 32°, e Genova al 43°. Milano, invece, è ultima tra le grandi città, occupando l’86° posto. Ma al di là di queste classifiche, c’è un tema più grande e più grave che merita la nostra attenzione: l’impatto del cambiamento climatico. L’Italia, con la sua ricca biodiversità e la sua economia fortemente legata al turismo e all’agricoltura, si trova in una posizione vulnerabile. Gli effetti del cambiamento climatico sono già visibili e tangibili: dall’innalzamento del livello del mare che minaccia le nostre coste, alle ondate di calore più intense e prolungate che mettono a rischio la salute pubblica. Il rapporto dell’Ipcc sottolinea che l’Europa, e l’Italia in particolare, sta affrontando rischi significativi a causa del cambiamento climatico. Caldo estremo, siccità, vulnerabilità delle coste e del comparto turistico sono solo alcuni degli aspetti che richiedono una risposta immediata e decisa. La riduzione delle emissioni di gas serra, l’adattamento delle città e delle infrastrutture, e la promozione di una maggiore consapevolezza ambientale sono passi essenziali per mitigare questi rischi. L’impatto del cambiamento climatico è avvertito anche dalle aziende lungo la penisola. Nell’Osservatorio Retail Sostenibile di SumUp tre commercianti su dieci hanno testimoniato di aver subito già danni al proprio business a causa del climate change, mentre il 42,6% ha detto di aver perso clienti per il caldo eccessivo che nei mesi più caldi diventa intollerabile e disincentiva le persone ad uscire e consumare. La maggioranza dei commercianti italiani è consapevole di come il climate change stia influenzando o finirà per condizionare il proprio business: per il 29,4%, l’aumento delle temperature ha già danneggiato l’attività commerciale; mentre il 24,1% è convinto che il surriscaldamento avrà ripercussioni in futuro. Non solo gli imprenditori. Anche a causa dei sempre più frequenti fenomeni climatici estremi, anche i cittadini/consumatori europei percepiscono l’urgenza della questione ambientale. Gli italiani sono tra i primi ad avvertire questa esigenza nei Paesi Ue. La ricerca condotta da Pro Carton individua il cambiamento climatico tra le preoccupazioni percepite più urgenti dai consumatori europei, insieme all’inflazione e ai conflitti. Per gli italiani sono ugualmente prioritari il costo della vita (84%) e la guerra (83%) seguiti dall’inflazione (75%). Solo dopo, preoccupano la pandemia (45%), il razzismo (22%) e la deforestazione (21%). Le guerre in Medio Oriente e in Ucraina costituiscono, invece, il tema più sensibile per i tedeschi. Il 74% degli europei pensa che non si stia facendo abbastanza per ridurre gli effetti del cambiamento climatico. L’opinione è condivisa anche dalla Bce che è pronta a sanzionare quattro istituti bancari europei a causa del loro insufficiente impegno nel contrasto al climate change. I cittadini di Italia, Regno Unito, Francia, Germania e Spagna concordano sul fatto che si possa fare di più, anche se i cittadini dell’Europa meridionale, gli spagnoli e gli italiani, sono i più sensibili al tema e pensano che servano azioni più incisive. Sul punto lasciano alcune perplessità le recenti modifiche alla Pac, ritenute necessarie per non gravare troppo sugli agricoltori, che segnano un allentamento dell’Ue verso le misure green. In Italia, il riciclo rimane l’azione considerata come più efficace, lo pensa il 74% degli italiani, seguita al secondo posto dall’uso di materiali più naturali e rinnovabili (il 65%) e al terzo dalla piantumazione di nuovi alberi (il 62%). Intanto i cittadini di Bari e più in generale del Sud Italia si godono il clima migliore della penisola, sperando che il bel sole di oggi non diventi un deserto domani. —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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