Settemila anni di storia testimoniano con ricchezza di eventi l’indissolubile connubio fra gemme e l’evolversi della natura umana.

Le pietre preziose furono, da sempre, uno “status symbol”, incontestabile segno di censo e di livello sociale e, dovendo riassumere questo concetto in una parola, si potrebbe dire, di potere. Faraoni, imperatori, casate nobiliari, papi e ricchi mercanti se ne adornarono abitualmente con compiaciuta ostentazione, a testimonianza di valore e di potere o, comunque, di un censo che li elevava al disopra della massa.

Esibire, a volte anche solo vantare il possesso di un esemplare particolarmente raro, bello o prezioso (ma soprattutto unico!) costituì, da sempre, l’ambita meta di molti ma la realtà di pochi: solo di alcuni eletti, tant’é che la loro notorietà, in non pochi casi, si confonde (quando non é interamente dovuta) ai gioielli ed alle gemme di cui furono gli invidiati possessori.

[oblo_image id=”2″]E passata alla storia come una delle regine più frivole e amanti del lusso e dello sfarzo: parlo di Maria Antonietta, moglie di Luigi XVI, la cui storia è nota a tutti.
La regina perse la testa ed i gioielli che l’adornavano: diamanti, rubini, perle ma, a differenza della testa e a dispetto delle espropriazioni effettuate dai rivoluzionari francesi, monili ed orecchini rimasero intatti, custoditi per oltre duecento anni dalla famiglia della sua fidata amica inglese, Lady Sutherland, moglie dell’ambasciatore inglese a Parigi, a cui li affidò un anno prima della sua morte.
Quasi tutti i gioielli riemergono ora dal passato per essere venduti all’asta.

Il 12 dicembre 2007 toccherà per prima alla collana di perle il cui valore non è stato ancora indicato. Una collana magnifica, intatta, fatta sicuramente per il collo di una regina. E sicuramente una grande sovrana era Maria Antonietta di Francia prima che il suo candido collo fosse reciso dalla fredda e affilata lama della ghigliottina.

Quattrocentomila sterline sembra invece essere il valore complessivo dello stock in possesso della Christie’s di Londra.

Nulla in confronto alla stima di centinaia di miliardi delle vecchie lire attribuita ai gioielli di casa Savoia, custoditi in un cofanetto a tre piani in un cavò della Banca d’Italia, sono lì dal 5 giugno del 1946: ci resteranno?

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