Firenze insegna. Mai e poi mai avrei pensato di scrivere una cosa simile, soprattutto vista la mia fede calcisitca, decisamente invisa al popolo viola. Ma è quello che è successo oggi. Tanti i motivi, uno su tutti l’attaccamento fenomenale che poche tifoserie riescono ad instaurare con giocatori e dirigenti.

Questo pomeriggio il “Franchi” ha dato una “picconata” finalmente solo virtuale per un calcio migliore, un calcio dove il calore umano conta più del colore degli assegni staccati a fine mese.

Eppure i fiorentini, pur essendo uno dei popoli più sarcastici e simpatici d’Italia, non hanno mai brillato per correttezza sportiva. A partire dal loro primo tifoso, grande regista ma piccolo uomo quando si cala in commenti fuoriluogo e pericolosi per difendere il suo credo calcistico.

Oggi no. Oggi è successo quello che dovrebbe accadere tutte le domeniche anche senza spinte emotive drammatiche come quella odierna. Uno stadio unito dal principio alla fine, uno stadio unito nel dolore di un solo uomo per non far di lui un uomo solo.

Uno striscione stupendo ne ha salutato l’ingresso. Un minuto di silenzio, finalmente silenzio, ha ricordato a quell’uomo che la sua scelta di qualche anno fa, forse, ha insegnato qualche cosa a qualcuno. Quel silenzio, nel suo vuoto assoluto, è stato un rumore assordante, un rumore che si è sentito ovunque.

Quel silenzio ha stroncato il rumore sconvolgente degli spari senza senso, il rumore dei vetri rotti e delle uova marce che s’infrangono sui vetri. Quel silenzio ha dato vita ad un uomo che, la vita della donna della sua vita, l’ha vista sfuggire giorno per giorno senza poter far nulla.

Quel silenzio ha un compito arduo: ricordare ai tifosi che sono uomini, che la vita reale non dura novanta minuti e che non hanno senso sassi, ombrelli, spranghe, tombini e coltelli; che non ha senso perdere la vita per difendere 3 inutili punti.

Quel silenzio è stato tifo nella sua accezione più completa: passione, amore. Vita. Sessanta secondi che hanno ricordato al mondo che il calcio è solo uno sport fatto di uomini e tale deve tornare ad essere.

Advertisement