Nessuno può dirsi più solo, eppure tutti, in qualche misura, sentiamo, e temiamo di esserlo.

[oblo_image id=”1″]Due “solitudini” sono protagoniste di questa storia. Chiusi in una stanza, nido e prigione al tempo stesso, due ragazzi, fratello e sorella, due personalità complesse, vivono al limite riflettendo sulla propria carne la difficoltà dell’esistere. Entrambi impantanati in un rapporto malsano con il cibo, in una simbiosi illusoria con la musica e le canzoni. Lei forte, egocentrica, lucida, fredda, in un’ossessiva ricerca della madre; lui fragile, debole, ipersensibile, incapace di relazioni e con un profondo senso dell’abbandono paterno.

Questa storia di amore e dolore, violenza e sogni, presenze asfissianti e assenze impreviste, chiede qualcosa a tutti: rintracciare il senso della nostra esistenza. Queste voci ferocemente ironiche non offrono consolazione né pretendono di insegnare, parlano in privato, cercano complicità.

Sono frammenti che pure compongono un senso; rappresentano qualcosa per ognuno. Ci appartengono.

Ispirato a “Solitudini” di Paolo Crepèt e “Solitude standing” di Suzanne Vega
19 giugno 2009, ore 21.00
Animanera teatro presenta
Orfunny
Soggetto e regia: Aldo Cassano
Con: Natascia Curci e Antonio Spitaleri
Costumi: Lucia Lapolla
Luci: Monia Giannobile
Training: Soraya Perez
Organizzazione: Raffaella Dangelo
Premio Speciale “Le Voci dell’anima” – Rimini.

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