Prima e solitaria. Con la certezza che la medaglia d’oro sia distante ormai solo poche bracciate. Ancora uno sguardo alle altre corsie per controllare che nessuna si sia avvicinata troppo e poi l’ultimo sforzo per toccare il muro con la gioia di aver vinto. Ma la felicità dura un attimo e lascia spazio allo sconforto. Perché il conto delle vasche era sbagliato e mancano ancora 50 metri. Così lo svantaggio svanisce, bisogna ritrovare la coordinazione per la virata e le avversarie sono pronte per il sorpasso che ha il sapore della beffa trasformando l’oro in un amarissimo bronzo. Sembra il racconto dell’incubo più temuto da ogni atleta. Purtroppo è esattamente quello che è successo ad Alessia Filippi negli 800 metri stile libero agli Europei di nuoto che si stanno disputando a Debrecen in Ungheria. Un errore da principiante pagato carissimo dalla nostra campionessa che per la fatale distrazione ha mancato anche l’assalto al record europeo detenuto da Laure Manadou, la fuoriclasse francese celebre per le conquiste dentro e fuori la piscina. L’unica consolazione è data dalla certezza che la regina del nostro nuoto avrà senz’altro occasione per rifarsi. Ad appena 20 anni la sua stella brilla già nel firmamento internazionale e l’appuntamento con Pechino 2008 potrebbe sancire la definitiva occasione.

Ma l’incidente della Filippi non è l’unico caso di vittoria mancata per un incredibile errore di “orientamento”. Le cronache del ciclismo d’altri tempi sono ricche di esempi di fughe solitarie vanificate per aver imboccato la strada sbagliata. Ancora più eccezionale quello che è successo al giro del Benelux del 2005 dove fu tutto il gruppo a deviare dal percorso corretto costringendo la giuria di gara a fermare i fuggitivi per ripristinare il vantaggio originario.

Altro abbaglio comune è quello di confondersi sull’orario. Il caso più famoso è quello capitato a Reinaud “Rey” Robinson, autentico fenomeno della velocità giunto alle Olimpiadi di Monaco nelle vesti di grande favorito. Peccato che il suo allenatore non si sia accorto di una variazione sul programma delle gare impedendo al suo atleta di arrivare in tempo per prendere il via alle batterie dei 100 metri. Squalifica e un’amarezza così grande da stroncarne la carriera.

Episodi tragicomici che fanno ormai parte della letteratura dello sport. Chissà se serviranno alla nostra fuoriclasse per annacquare una delusione cocente. Dopotutto, sono proprio le sconfitte a rendere più umani i campioni. E poi una volta ritrovata la giusta serenità, l’occasione della rivincita non tarderà ad arrivare.

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