[oblo_image id=”1″] Non andrà a Pechino. Ad escluderlo non sarà una commissione di presunti saggi o qualche relazione di un laboratorio. La sua battaglia burocatica Oscar Pistorius l’ha vinta ottenendo il nulla osta dal Tas di Losanna. Purtroppo quei mesi passati tra le aule dei tribunali hanno impedito al quattoecentista sudafricano di allenarsi regolarmente. Ha provato ugualmente ad accelerare la preparazione migliorando costantemente le proprie prestazioni. Dopo il deludente 47’78” dell’esordio al meeting di Milano, si è riscattato con il al 46’72” Golden Gala di Roma. Ha giocato l’ultima cartuccia a Lucerna e, come avviene ai campioni, ha sfoderato la migliore performance personale nell’occasione più importante. Il 46’25” rimane un tempo di assoluto livello, ma insufficiente per ottenere il lasciapassare olimpico fissato a 45’95”. Lui stesso ha sempre rifiutato scorciatoie:“Non voglio regali. Se lo merito, andrò a Pechino altrimenti mi metterò al lavoro per i giochi di Londra”. Qualcuno continua a storcere il naso sostenendo che Pistorius pratichi una disciplina simile, magari confinante con l’atletica ma che comunqe non può essere equiparato agli altri quattrocentisti. Forse è vero, ma ciò che ha dato all’atletica è maggiore di quanto ha ricevuto. E i valori che esprime dalla volontà di migliorare i propri limiti all’entusiasmo nel cercare nuove sfide sono la migliore pubblicità per lo spot agonistico. Non andrà a Pechino, ma siamo sicuri che lo ritroveremo a Londra. Con quel sorriso che non lo abbandona mai e che ci ha contagiato. Lo ringraziamo sapendo che si tratta solo di un arrivederci. Good luck, Mister Pistorius. Londra è più vicina di quanto sembri.

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