[oblo_image id=”1″] Nessun giocatore ha fatto ridere come lui. Mondiali del 1974: l’Africa è rappresentata dallo Zaire. Il calcio del continente nero è molto lontano da quello odierno; è dominato dal dilettantismo, le nazionali vengono regolarmente travolte nelle competizioni internazionali. Al povero Zaire è toccato un girone di ferro, ma l’esordio è confortante. Contro la Scozia, i “leopardi” resistono chiudendo con un onorevole passivo di 2-0. Tutto positivo se non fosse che l’allenatore scopre che gli avversari applicano la tattica del fuorigioco e pensa che i suoi ragazzi siano pronti per riproporla nel match successivo. Risultato? Jugoslavia-Zaire 9-0. E’ la sconfitta più pesante nella storia dei mondiali. Nessuno aveva fatto peggio prima. Nessuno avrebbe fatto peggio dopo. Il portiere a metà primo tempo si autosostituisce per la vergogna. Come se non bastasse, c’è ancora una gara in programma e l’avversario è di quelli da mettere i brividi. Il Brasile campione del mondo in carica, orfano di Pelè ma con un serbatoio inesauribile di talento. Lo Zaire rischia di essere polverizzato e i bookmaker scommettono su una nuova disfatta di proporzioni bibliche. Ed invece l’orgoglio fa sfiorare il miracolo. I leopardi corrono, si difendono nella propria area, menano quando è necessario e anche quando non è necessario. A 10 minuti dalla fine il parziale è di 3-0 per i carioca. Qui finisce la storia ed incomincia il mito. Una banale punizione per i fuoriclasse sudamericani ispira l’estro di uno sconosciuto difensore congolese dal volto bislacco. Ilunga Mwepu è allineato con i compagni in barriera e ascolta annuendo l’arbitro che gli raccomanda di aspettare il fischio quando decide di regalarsi quel quarto d’ora di celebrità che Andy Wahrol profetizzava per tutti. Inizia a correre come un invasato prima ancora che i brasiliani si avvicinino al pallone e poi lo allontana con una pedata di puntone che non si vede più neanche negli oratori più malfamati. I carioca ridono, l’arbitro lo ammonisce e Mwepu ha la faccia tosta di protestare quasi chiedendosi come mai non poteva battere lui una punizione assegnata ai rivali. Cosa c’era in quel gesto? Follia, goliardia, paura per quello che sarebbe successo in campo o al ritorno in patria con il dittatore Mobutu pronto a sanzionare i giocatori per aver offerto un’immagine non consona della nazione? Ilunga mantiene il segreto. Non segue più il calcio e vive nel suo Zaire, che ora si chiama Repubblica Democratica del Congo. Ma quel video continua ad impazzare sul web e qualcuno ha persino realizzato magliette griffate con il suo volto. Forza di un gesto unico e irripetibile, certamente più demenziale che geniale, ma pr sempre carico di quel gusto infantile che accomuna tutti i bambini che vedendo un pallone a pochi passi, non resistono alla tentazione di calciarlo.

Il video della punizione: www.youtube.com/watch?v=s1L5nLwNqQE

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