I fratelli Enrico e Carlo Vanzina tornano al cinema con Un matrimonio da favola accompagnati da un cast straordinariamente ricco: da Ricky Memphis ad Adriano Giannini, da Emilio Solfrizzi a Giorgio Pasotti, da Max Tortora a Ilaria Spada, da Stefania Rocca a Paola Minaccioni. Il film assomiglia sinistramente ai precedenti della coppia: più che una griffe, sembra un continuo remake della solita commedia basata su doppi sensi, equivoci, tradimenti, bugie e improvvisi salvataggi in corner.
A lasciare perplessi, non è infatti la qualità degli interpreti, ma la mancanza di freschezza di una pellicola che più che riecheggiare al passato, sembra battere gli stessi sentieri. E così lo sviluppo narrativo appare piuttosto prevedibile, le gag telefonate. Non mancano alcuni momenti di ilarità regalati soprattutto da Max Tortora, ma è troppo poco per giudicare Un matrimonio da favola come un capitolo lontano dai precedenti.
Non manca il filone nostalgico: anche stavolta ex compagni di scuola si ritrovano oltre vent’anni dopo per raccontarsi cosa è successo. Il personaggio interpretato da Ricky Memphis è l’unico ad aver fatto carriera e invita gli amici del liceo al suo matrimonio a Zurigo dove ha appeso il cappello con una facoltosa ragazza. Ed arriva tutto il campionario tipico del filone vanziniano: il playboy imperterrito (Adriano Giannini), il simpatico truffatore (Max Tortora), l’immancabile fedifrago (Emilio Solfrizzi), il gay che deve tenere nascosta la propria omosessualità ai genitori (Giorgio Pasotti).
Non è un film che fa male e non merita giudizi apocalittici: rispecchia fedelmente l’Italia ed in fondo l’Italia non cambia mai. Ma di certo non è una pellicola che segna una svolta e non sono calzanti neppure accostamenti ad altri cult. Un matrimonio da favola è per gli amanti del genere: non delude perché non regala nulla di diverso da ciò che è lecito aspettarsi.