[oblo_image id=”1″] Cosa c’è di così speciale nel Barcellona? In fondo di squadre forti e vincenti è piena la storia del calcio, da sempre i campioni e gli allenatori vengono celebrati come eroi. Non è strano che appassionati, intenditori e addetti ai lavori si interroghino confrontando i blaugrana e le grandi squadre del passato, Messi e Maradona, Guardiola e Cruyff. Non è il talento o il palmares a rendere speciale questo Barcellona, ma paradossalmente l’assoluta normalità dei suoi protagonisti. Messi, che è il numero uno per manifesta superiorità, ha un taglio di capelli banale, non si è mai guadagnato le copertine dei settimanali rosa o le pagine interne della cronaca per bravate combinate fuori campo. Iniesta che ha vinto già tutto quello che c’era da vincere, ha festeggiato il gol che valeva un mondiale mostrando una maglietta che celebrava Daniel Jarque, il capitano dell’Espanyol, l’altra squadra catalana. Guardiola, uno che ripeteva “Napoleone non mi piace: ha ucciso troppe persone. Mio nonno Sebastian non ha ucciso nessuno e ha insegnato tutto, lui è un grande uomo” fa entrare Abidal 45 giorni dopo l’operazione necessaria per combattere il cancro al fegato. Capendo che anche se il terzino sinistro non era in condizione, fargli assaporare il campo nella partita delle partite valeva più di tutto il resto. Quante volte avete sentito dire che nel calcio il risultato è tutto, che chi vince ha sempre ragione, che essere arroganti, strafottenti, egocentrici è quasi inevitabile per chi ha talento? Ecco, il Barcellona è la dimostrazione che si può vincere rispettando l’avversario, cercando di essere straordinari in campo e ordinari fuori, senza mimare le manette, senza gridare alla prostituzione intellettuale per una critica, senza offendere chiunque la pensi diversamente. E chi sa vincere nel modo più bello, sa anche accettare una sconfitta senza isterismi. Lo ha ricordato lo stesso Guardiola: “quando il Real ci ha battuti in finale di Coppa del Re, abbiamo fatto loro i complimenti”. Facendo risaltare la differenza con chi dopo aver perso in modo inequivocabile, non ha trovato di meglio che prendersela con l’arbitro sostenendo l’esistenza di un complotto esteso con possibili protagonisti l’Unicef, la Uefa e le federazioni di mezzo mondo. Ma in fondo, ognuno può essere “special” a modo suo….

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