(Adnkronos) – in collaborazione con: Laboratorio Analisi Valdès Laboratorio Valdès, laboratorio analisi cliniche di riferimento per la Città Metropolitana di Cagliari, ha deciso di lanciare una campagna di comunicazione per sottolineare l’importanza della prevenzione che comprende screening mirati alla lotta contro il cancro.  La prevenzione è l’arma più potente nella lotta contro i tumori ed una diagnosi precoce consente terapie meno aggressive e riduce notevolmente la mortalità. Abbiamo intervistato Dott. Valdes responsabile della comunicazione del Laboratorio Valdès.    Per test di screening si intende un esame condotto su una fascia selezionata della popolazione allo scopo di individuare una malattia prima che manifesti sintomi.  In particolare, gli screening oncologici servono a individuare precocemente i tumori quando non hanno ancora dato segno di sé. L’obiettivo è individuare la malattia quando è ancora localizzata e più facilmente curabile. I test di screening devono soddisfare alcune caratteristiche:   Gli screening si rivolgono alla fascia di età della popolazione che può trarre i maggiori benefici dalla diagnosi precoce. Lo screening deve essere eseguito ad intervalli regolari.  L'obiettivo è eseguire i test a una cadenza tale da non consentire all'eventuale malattia di svilupparsi oltre una soglia che ne renderebbe difficile il trattamento.   Il tumore della mammella è la neoplasia più frequente nelle donne.  Lo screening per la diagnosi precoce del tumore mammario si rivolge alle donne di età compresa tra i 50 e i 69 anni e consiste in una mammografia ogni 2 anni.  La mammografia è un esame radiologico della mammella, che consente di identificare precocemente i tumori del seno, in quanto è in grado di individuare i noduli, anche di piccole dimensioni, non ancora percepibili al tatto.   Sicuramente lo screening del tumore del collo dell’utero: il Pap-test e il test per Papilloma virus (HPV-DNA test).  Il test impiegato finora è il Pap-test, offerto ogni 3 anni alle donne di età compresa tra i 25 e i 64 anni.  Dai 25 a 30 anni l’esame di riferimento è il Pap test da eseguirsi ogni tre anni. Sopra i 30 anni è più costo-efficace il test per il Papilloma virus (HPV-DNA test) effettuato ogni 5 anni.  Se il test HPV risulta positivo la donna dovrà sottoporsi a un Pap-test che seleziona le donne che hanno modificazioni cellulari e che devono fare la colposcopia. Se invece il Pap test non presenta alterazioni importanti la donna ripeterà il test HPV dopo un anno.  Nei casi in cui il PAP-test risultasse positivo, il protocollo dello screening per il cancro del collo dell’utero prevede l’esecuzione di esami di approfondimento come la colposcopia. Si tratta di un esame che, attraverso l’utilizzo di un apposito strumento (il colposcopio) permette la visione ingrandita della cervice uterina allo scopo di identificare la presenza di lesioni pre tumorali o tumorali.   Si tratta del test del sangue occulto nelle feci, eseguito ogni 2 anni nelle persone tra i 50 e i 69 anni.  Consiste nella raccolta (eseguita a casa) di un piccolo campione di feci che poi sarà analizzato per ricercare la presenza di tracce di sangue non visibili a occhio nudo. Qualora l’esame evidenziasse la presenza di tracce di sangue è necessario sottoporsi all’esame di approfondimento, vale a dire la colonscopia. Questo perché la presenza di tracce di sangue potrebbe essere un indizio della presenza di forme tumorali oppure di polipi che potrebbero, in futuro, degenerare. Ringraziamo il Dott. Valdès per l’intervista e rinnoviamo l’invito a pianificare con il proprio medico curante un programma di screening periodico per identificare precocemente eventuali patologie la cui diagnosi precoce rappresenta un importante vantaggio nella lotta ai tumori.  Per approfondire potete visitare le pagine social del laboratorio Valdès o il sito ufficiale www.laboratoriovaldes.it
 —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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