[oblo_image id=”2″]È una delle poche pellicole ad avere il mare inquadrato in quasi tutte le scene. Stiamo parlando di Tutti al mare, il primo lungometraggio diretto da Matteo Cerami. Dell’opera il giovane regista ha firmato anche la sceneggiatura, scritta a quattro mani con il padre Vincenzo.

Il tono di questa commedia all’italiana è dolceamaro: se, infatti, da un lato ci sono dei momenti davvero esilaranti, essi sono però alternati da altri più riflessivi, volti a fotografare gli aspetti negativi della nostra società.

Tutta la vicenda si svolge nell’arco di una giornata qualsiasi, all’interno di un chiosco situato sulla spiaggia di Castelporziano. Il punto di ristoro (ma anche di ritrovo) è gestito dallo scaltro Maurizio (Marco Giallini), che cerca di accontentare come meglio può le varie esigenze dei suoi clienti. Spassosissima la macchietta dello smemorato, ricoperta dallo scoppiettante Gigi Proietti, come pure quella del matto suicida interpretato da Ennio Fantastichini.

In questo via vai di gente non vengono dimenticati neppure i giovani, che vengono rappresentati dagli scapestrati personaggi di Gigi (Francesco Montanari) e Nando (Libero De Rienzo), o dalle lesbiche Giovanna (Ambra Angiolini) e Sara (Claudia Zanella). Le loro vite sono alquanto incasinate e senza un futuro definito, come appunto la maggior parte dei giovani di oggi.

Inoltre, per ironizzare sui mali della burocrazia italiana, sono stati inserite pure delle coppie di vigili urbani, finanzieri e carabinieri per mostrare il loro vero comportamento quando vanno a controllare delle strutture sospettate di non essere del tutto in regola. Come se ciò non bastasse, viene inscenata pure una truffa ai danni di due turisti giapponesi, ai quali un tassista disonesto (Lele Vannoli), per essere pagato di più, fa credere di averli portati a Posillipo. Risultato: un quadro corale molto ricco, sullo sfondo di un mare solo in apparenza calmo, che a tratti sembra incombere sulla scena e sul cast.

Per questa tendenza a ritrarre varie umanità così differenti tra loro, il film ricorda molto da vicino l’antesignano Casotto (1976) di Sergio Citti, scritto non a caso sempre da Vincenzo Cerami. Anche il produttore è lo stesso: ironia della sorte, Gianfranco Piccioli iniziò la sua carriera in questa veste proprio con Casotto, e ora la chiude con Tutti al mare, in merito alla cui realizzazione egli ha dichiarato: “due anni fa sono andato a trovare Vincenzo Cerami con l’idea di tornare su quella spiaggia, non per fare un remake, ma per rimettere in scena dopo oltre 30 anni un’Italia ancora ridente ma alla deriva”.

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