[oblo_image id=”1″] Ibra non si diverte più: lo ha detto con la stessa sfacciataggine con cui tredici mesi fa si presentava al pubblico di San Siro promettendo di vincere tutto con la maglia rossonera: «Prima vivevo per il calcio, non ne avevo mai abbastanza. Ora comincia a pesarmi la routine, gli allenamenti: ho perso entusiasmo». Magari è un atto di sincerità: ha 30 anni, ha vinto molto anche se non tutto e vedendo crescere i figli sente il bisogno di dedicare più tempo alla famiglia. Oppure è uno sfogo estemporaneo; chi di noi in un momento difficile non ha avuto voglia di mollare tutto? Si può essere ovviamente solidali con le parole del giocatore ed essere preoccupati all’idea che uno dei talenti più puri degli ultimi 15 anni di calcio possa anticipatamente chiudere la carriera. Tuttavia, dato che a pensare male si fa peccato ma spesso si indovina (un adagio tristemente veritiero), anche altre ipotesi non possono essere scartate. Vi ricordate i mal di pancia dello svedese che hanno accompagnato la sua marcia d’addio all’Inter? Ecco, un’idea suggestiva sarebbe quella di Ibra desideroso di sbarcare al Real per ritrovare Mourinho con i rossoneri pronti ad avere Ozil o Kaka come contropartita tecnica, magari aggiungendo una frase ricorrente del tipo “Ho fatto il tifo per le merengues fin da bambino”. Oppure si può prefigurare una mossa di marketing editoriale. Nella stessa conferenza stampa, il fuoriclasse ha annunciato l’uscita di un’autobiografia: quale modo migliore per far impennare le vendita con un’esca così appetitosa come un presunto malessere tanto intenso da indurre ad un ritiro anticipato? Come sempre con Zlatan bisognerà attendere rimanendo pronti a qualunque colpo di scena. Ma non stupiamoci neanche se queste parole non dovessero portare a nulla: come glissato ne Il Gattopardo, c’è bisogno che tutto cambi affinché niente cambi per davvero.
Ibra: voglia di ritiro, di cambiare o di vendere copie?
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