Happy Days
Happy Days

Esattamente 40 anni fa la televisione americana trasmetteva la prima punta di Happy Days, una serie destinata a diventare un cult e che ha accompagnato intere generazioni anche nel nostro Paese. Le vicende della Famiglia Cunningham, le battute di Fonzie, le canzoni originali degli anni 50′ e 60′ hanno rappresentato ingenuamente ma delicatamente quell’ ‘American Way of Life ripreso poi infinite volte con esiti meno brillanti. Qualcosa però rimane tra le pagine scure come profetizzava De Gregori, e ancora oggi Happy Days viene celebrato. Nomen omen, sono stati giorni felici quasi per tutti i protagonisti del cast e la ricorrenza viene festeggiata senza essere ammantata da un alone di tristezza e malinconia che spesso accompagna celebrazioni analoghe. Anzi, il miglior modo per ricordare è attraverso un musical che ha debuttato a Londra. La curiosità è che alla stesura ha collaborato anche Henry Winkler, che nella serie tv interpretava il ruolo di Fonzie (è giusto ricordare che il tentativo di mettere in musical Happy Days era stato fatto anche da noi dalla Compagnia della Rancia (www.compagniadellarancia.it). Inutile negare che il grande successo ha poi accompagnato anche Richard “Richie” Cunningham che si è dato alla carriera di regista: Ron Howard ha firmato pellicole premiata da pubblico e critica come A Beautiful MindCinderella ManApollo 13Angeli e demoni  e il recente RushMa almeno per oggi è pensarli ancora tutti insieme nella casa Cunningham di Milwakee: Richard e Joanie detta Sottiletta, Marion e Howard pronti a ricevere le immancabili visite di Fonzie, Potsie e Ralph. Magari il modello Happy Days è un’utopia nel quotidiano, ma è comunque gradito ricordare quelle puntate in cui il lieto fine era certo,  tutto finiva sempre per sistemarsi, i problemi passavano d’incanto grazie a un discorso, una canzone, una risata. In fondo Happy Days non è una fotografia della realtà; piuttosto si tratta di una filosofia reale.

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